Le Notizie di Pisa

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PISA. Prima i lanci, poi la messa, infine le parole d’amore delle due donne che con Gabriele Grossi e Fabrizio Del Giudice condividevano rispettivamente una vita a due e a tre, lacerate da un destino infame che sabato scorso ha unito i due paracadutisti mentre volavano nei cieli di Reggio Emilia.

Una tragedia che ha scosso i cuori di molti. Mai nessuno avrebbe immaginato che quello sarebbe stato il loro ultimo lancio. Perché alle spalle ne avevano migliaia. Insomma erano bravi, esperti.

Ieri mattina per salutarli un’ultima volta almeno cinquecento persone hanno invaso l’Hangar della scuola di paracadutismo Body Fly University, lì dove le corde delle vele di Grossi e Del Giudice (per cause ancora al vaglio degli inquirenti) si sono intrecciate durante una coreografia a una cinquantina di metri da terra.

Il primo ricordo dedicato ai due non poteva che essere tra cielo e nuvole, dove si erano innamorati visceralmente di questo sport.

Prima è stata la volta di due atleti della scuola nazionale Bluesky tra cui il due volte campione del mondo di paracadutismo Col. Paolo Filippini, che si è lanciato da 1000 metri aprendo il Tricolore. Una volta a terra, hanno portato una corona di fiori nel punto in cui Gabriele e Fabrizio sono precipitati infaustamente.

Poi l’aereo è salito di quota, fino a 4200 metri, e da quell’altezza hanno saltato gli amici e Cecilia Langella, fidanzata del più giovane, il 35enne Gabriele Grossi, Caporalmaggiore della Brigata Folgore che ieri ha presenziato alla cerimonia.

Tra gli applausi, la ragazza è tornata verso l’Hangar reggendo – insieme al direttore della scuola Bfu, Paolo Haim – una bandiera italiana con sopra una dedica speciale: «Fabrizio e Gabriele. 18 giugno 2022».

Mario Mazzacurati, presidente della scuola nazionale Bluesky che ha organizzato i lanci, ieri ha commentato così l’accaduto: «Erano entrambi amici, purtroppo è stata una disgrazia che non ci voleva. Sappiamo che il nostro sport lo prevede, che fa parte del rischio, anche se speriamo che non succeda mai niente. Quando però succede bisogna accettarlo, dobbiamo continuare». Tuttavia i presentisembrano ancora increduli per quanto capitato. «Quando ho saputo i due nomi ho pensato che fosse impossibile», uno dei commenti che sentiamo passando tra la folla.

Dopo i lanci, all’interno dell’Hangar di via Pinotti Pinotti si è celebrata la messa funebre, di cui riportiamo alcuni passaggi. «Grazie a chi ha servito con onore la nostra forza armata, grazie Gabriele. Grazie Fabrizio perché hai visto tanti giovani con le “stellette” e ti sei fatto compagno di volo insegnando loro l’arte del paracadutismo». E ancora: «Siamo fatti per il cielo, per la vita eterna, per vivere per sempre». Di fronte a centinaia di persone commosse, ha poi preso la parola la moglie del 54enne Fabrizio Del Giudice, che con lui ha una figlia.

«Parlerò di un papà, di un uomo, di un atleta, un mentore per molti, del volo un poeta», ha annunciato la donna. Davanti a tutti, al suo uomo ha dedicato, in rima, le parole d’amore più dolci. «Eri orgoglioso del tuo lavoro, lo hai sempre difeso, onorato, tranne quando vedevi qualcosa di sbagliato, allora ti arrabbiavi, i piedi puntavi, perché fosse chiaro a tutti che volare non è da tutti. Da profana lo dico a voi signori che in futuro il codice Fabrizio Del Giudice in aria lo terrete alto tutti».

Poi, con la voce rotta, si è rivolta alla figlia: «Papà di te è super orgoglioso, esigente a volte, ma tanto affettuoso. Non importa se sarà un podio o una pagella, da lassù papà la vedrà strabella». E ancora, rivolgendosi al compagno, di fronte a lei nella bara, la dedica più bella. «Per me sei stato un uragano – le sue parole – di forti venti, di raffiche così potenti da spazzare via Urano. Mi hai insegnato con quel vento a danzare, la pioggia assaporare, le tempeste attraversare. Ho toccato la felicità, ho visto le tue fragilità, con esse ho danzato. Dietro di te lasci un cuore spezzato».

Dopo di lei è stata la volta della compagna di Gabriele Grossi, Cecilia, che con estrema dolcezza ha ripercorso quella relazione su cui nessuno, nemmeno loro due, «all’inizio avrebbero scommesso un soldo». Quella storia lunga cinque anni che un suo amico alcuni giorni fa ha definito «uno splendido esempio di amore».

«In questi giorni sei un pensiero costante, i ricordi mi affollano il cuore e la mente, ti ritrovo in tutto quello che faccio, a volte mi esce una lacrime altre un sorriso – ha cominciato la ragazza – ti sei mostrato subito per quello che eri con pregi e soprattutto difetti senza cercare di farmi credere di essere l’uomo perfetto. Sotto quella scorza un po’ ruvida mi sono accorta che avevi un cuore meraviglioso. Ti ho sempre stimato profondamente per il tuo entusiasmo nel fare le cose che ti appassionavano, hai vissuto a pieno ogni singolo istante della tua vita: ecco, questa è sicuramente una delle cose che mi hanno fatta innamorare di te». E ancora: «Una delle cose più belle rimane come mi guardavi, ossia come io guardo un piatto di lasagne. E come mi coccolavi. In questi abbiamo imparato ad amarci nei nostri limiti e a perdonarci a vicenda».