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Strage Benevento, i segnali trascurati e la malattia cronica. Parla il figlio del killer
Salvatore Ocone, affetto da psicosi cronica, ha ucciso a pietrate la moglie e poi il figlio 15enne e ha anche ferito gravemente l’altra figlia 16 enne che ora è in coma farmacologico e lotta per la vita. L’unico componente della famiglia rimasto illeso in seguito alla furia del padre è Mario Ocone, il terzo figlio. Lui non c’era, era a Rimini, dove lavora in una pizzeria. Si è precipitato a Paupisi appena i carabinieri lo hanno rintracciato e lo hanno avvertito di quello che era successo. Ora parla della sua famiglia tirando fuori le parole con una fatica che sembra schiacciarlo. “Che mio padre soffrisse di depressione – si sfoga Mario a Il Corriere della Sera – ormai lo sanno tutti, ma nessuno era mai arrivato a pensare che potesse accadere una cosa del genere”.
“Lui – prosegue il figlio – prendeva i farmaci, era seguito. L’ho sentito l’ultima volta venerdì sera e abbiamo fatto i soliti discorsi. Era tutto normale“. Gli accertamenti dei carabinieri hanno confermato che all’uomo era stata diagnosticata una “psicosi cronica” e che nel 2011 fu sottoposto a Tso. Della famiglia Ocone non si erano mai occupati i servizi sociali né c’erano mai state denunce o segnalazioni per atti violenti da parte di Salvatore. Il sindaco di Paupisi svela un fatto inedito: “Parliamo di tanti anni fa, nella cappellina che abbiamo qui a Paupisi, Salvatore Ocone – racconta a Il Corriere – si era inginocchiato, si era tolto la camicia e fustigandosi pregava. Ma non si era denudato completamente. Sembrava un atto di fede, questo era il suo modo di pregare. Chiamai io i familiari: venne il suocero, lui salì in macchina tranquillamente e tornò a casa”.
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