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Meloni ha apprezzato Salvini per aver stemperato i toni dopo il “paraculetto” e se l’è presa con Tajani
“Peace and love“. La risposta di Matteo Salvini al portavoce nazionale di Forza Italia Raffaele Nevi, che su Affaritaliani.it lo ha accusato di “fare un po’ il paraculetto“, è stata tanto serafico quanto meditata con l’obiettivo di stemperare i toni e soprattutto di far passare agli occhi dell’opinione pubblica come siano gli azzurri e non la Lega a creare tensioni nella maggioranza e a mettere a rischio la tenuta del governo (come ha detto un politico navigato come Maurizio Lupi, “attenzione perché gli esecutivi cadono per le liti interne”).
Affaritaliani.it ha chiesto immediatamente ai massimi vertici del Carroccio di replicare, ma l’intenzione era quella di non gettare altra benzina e di lasciare il cerino degli incendiari in mano ai forzisti. Tanto che Giorgia Meloni, reduce dall’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che le aveva chiesto di stemperare le polemiche nella maggioranza, ha molto apprezzato la risposta di Salvini e in generale dei leghisti. Non alimentare ulteriori tensioni.
Anzi, la premier se l’è presa con l’altro vicepremier, Antonio Tajani, che già il giorno prima aveva fatto mandare sotto il governo in Commissione Bilancio al Senato proprio sul canone Rai all’interno del Decreto Fiscale. Tanto che passati nemmeno dieci minuti dal lancio dell’Ansa con le parole di Nevi, il ministro degli Esteri ha chiamato il portavoce del suo partito per chiedergli di correggere il tiro. Nessuna smentita delle parole dette in mattinata ad Affaritaliani.it ma scuse a Salvini per i toni utilizzati, attacco alla sinistra che strumentalizza e conferma dell’unità della coalizione.
Una precisazione doverosa ma che non ha certo spento il fuoco nel Centrodestra. Anche perché pare che molti parlamentari di Forza Italia, non tutti ma più della metà, abbiano chiamato o scritto a Nevi che quel “paraculetto” era giusto, perfetto se non addirittura fantastico e gli hanno detto in sostanza che non avrebbe dovuto chiedere scusa a Salvini. Ma di fronte al rischio di tenuta della stessa maggioranza il passaggio era obbligatorio.
Tregua apparente, insomma, e fragile perché tra gli azzurri è forte il disappunto per alcuni atteggiamenti della Lega e anche di Fratelli d’Italia. Tajani alza i toni e poi è costretto a mediare. Anche se la forte impressione, che è la convinzione di molti parlamentari di Lega, FdI e anche centristi delle opposizioni, è che dietro questo stop and go dei forzisti ci siano i Berlusconi. Marina e Piersilvio, che hanno l’interesse a spostare sempre più verso il centro l’azione dell’esecutivo in chiave europeista, visti i loro interessi soprattutto in Germania.
E il pressing dei figli del Cavaliere è stato ed è evidente: prima il no alla tassazione degli extra-profitti delle banche, che avrebbe penalizzato anche Mediolanum, e poi il rialzo del canone Rai da 70 a 90 euro per impedire che Viale Mazzini vada a conquistare nuovo mercato pubblicitario ai danni di Mediaset. In molti ricordano che Silvio Berlusconi pre 1994 quando da imprenditore, prima di entrare in politica direttamente, grazie all’amicizia con Bettino Craxi cercava di condizionare le scelte dei governi dall’esterno.
E così – secondo molti in Parlamento – starebbero facendo i figli del Cav con Tajani costretto a muoversi a zig zag tra strappi e ricuciture. Ma questa volta sul “paraculetto“, Salvini ha ottenuto i complimenti di Meloni per l’intelligenza politica di non replicare a muso duro e di rispondere “peace and love”. Ma la domanda che si fanno nel Centrodestra è: quanto potremo andare avanti così?
Come ha scritto ieri Affaritaliani.it, Meloni ha con sé l’arma delle elezioni anticipate subito dopo l’approvazione in Parlamento della Legge di Bilancio. Elezioni alle quali la leader di Fratelli d’Italia ritiene di poter vincere nuovamente anche solo alleandosi con la Lega – fedelissima – e con Noi Moderati, laddove dovesse esserci una rottura totale con Forza Italia e i Berlusconi. Attenzione alle mosse del Quirinale, che potrebbe come nel 2019 non mandare il Paese alle urne ma tentare di far nascere un altro esecutivo tecnico. Anche se per fare questo bisognerebbe mettere insieme FI con tutte le opposizioni e nel partito della premier la ritengono un’ipotesi “lontanissima“.
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