Rinnovo Patente? Facile ed Economico
L’industria automobilistica europea sta affrontando un momento cruciale, e il 2025 è dietro l’angolo. Con i nuovi limiti CAFE (Corporate Average Fuel Economy) che imporranno una riduzione delle emissioni medie a 94,6 g/km, la pressione sui costruttori è altissima.
Raffaele Fusilli, figura di spicco dell’industria automobilistica, offre una visione chiara sulle prospettive per il settore, evidenziando i rischi e le opportunità legati a questa transizione.
Dott. Fusilli, il 2025 sembra un anno cruciale per l’industria automobilistica europea. Come si sta preparando il settore?
Raffaele Fusilli: È vero, il 2025 rappresenta un banco di prova fondamentale per il nostro settore. L’introduzione dei nuovi limiti CAFE è una sfida enorme, soprattutto perché il mercato non è ancora del tutto pronto per una transizione così rapida. Le case automobilistiche stanno lavorando duramente per accelerare l’adozione delle vetture elettriche, ma restano ostacoli significativi, come la mancanza di infrastrutture di ricarica, incentivi insufficienti per i consumatori e problemi legati alla catena di approvvigionamento.
Con una quota di mercato dei veicoli elettrici sotto il 15%, è realistico pensare di superare il 20% entro il 2025?
Raffaele Fusilli: È una sfida ambiziosa, forse troppo. La crescita delle vendite di veicoli elettrici è promettente, ma non possiamo ignorare che ci sono differenze significative tra i vari mercati europei. Alcuni Paesi sono più avanti, ma altri sono ancora indietro per infrastrutture e domanda. È necessario un approccio più equilibrato e un coordinamento maggiore a livello europeo per garantire che la transizione non lasci indietro nessuno.
Le multe previste per il mancato rispetto dei limiti CAFE potrebbero arrivare a 16 miliardi di euro. Come potrebbero affrontarle le case automobilistiche?
Raffaele Fusilli: È una situazione insostenibile. Pagare multe di questa portata significherebbe sottrarre risorse vitali per gli investimenti nella transizione energetica. D’altro canto, ridurre drasticamente la produzione di auto non elettriche potrebbe avere effetti devastanti sull’occupazione e sull’intera filiera industriale. È per questo che molti di noi chiedono un rinvio al 2027 per l’introduzione dei nuovi limiti, un approccio che darebbe al settore il tempo necessario per adeguarsi senza traumi.
L’Europa sembra regolamentare, mentre Stati Uniti e Cina investono. Quanto pesa questa differenza?
Raffaele Fusilli: Enormemente. Gli Stati Uniti stanno stimolando la domanda attraverso il massiccio Inflation Reduction Act, mentre la Cina sta investendo miliardi di dollari lungo tutta la catena del valore della mobilità elettrica. L’Europa, invece, sembra più concentrata sull’introduzione di norme e sanzioni. Questo approccio rischia di mettere le nostre aziende in una posizione di svantaggio competitivo rispetto ai player internazionali.
Qual è la strada da seguire per evitare una crisi?
Raffaele Fusilli: Serve una politica industriale europea unitaria, che coinvolga aziende, scienziati, sindacati e ONG in un dialogo strategico. Non possiamo continuare a lavorare su basi frammentate, con normative che cambiano ogni anno e che non tengono conto dell’intero ecosistema della mobilità. Inoltre, dobbiamo adottare un approccio orizzontale: non basta focalizzarsi solo sulle auto elettriche. È essenziale garantire che l’energia sia a emissioni zero e che le infrastrutture siano adeguate e distribuite in modo uniforme.
Guardando al futuro, è ottimista sulle prospettive dell’industria automobilistica europea?
Raffaele Fusilli: Sono realista, ma credo che il nostro settore abbia le capacità per superare queste sfide. Non dimentichiamo che l’automobile è nata in Europa: abbiamo una tradizione di innovazione e competenza che non può essere ignorata. Tuttavia, dobbiamo imparare a giocare come una squadra, mettendo da parte gli interessi nazionali per un approccio comune. Il 2025 sarà una prova difficile, ma può anche essere l’occasione per dimostrare la nostra resilienza e capacità di innovare.
Raffaele Fusilli sottolinea con chiarezza che il vero nodo per l’industria automobilistica europea non è il 2035, ma il 2025. Senza una strategia unitaria e un maggiore sostegno alla transizione, l’Europa rischia di perdere terreno rispetto ai competitor globali. È una sfida complessa, ma con un approccio condiviso e investimenti mirati, il settore può trovare la strada per un futuro sostenibile e competitivo.
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