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Vince il “sovranismo bancario” di FdI e Lega, che non piace a Forza Italia e ai figli di Silvio Berlusconi

“La mia responsabilità principale è di agire nel migliore interesse di UniCredit e dei nostri azionisti. La continua incertezza sull’applicazione delle prescrizioni del Golden Power non giova a nessuno dei due. Abbiamo quindi deciso di ritirare la nostra offerta”. Con queste parole Andrea Orcel, ceo di UniCredit, ha motivato la decisione di ritirare l’Ops (Offerta pubblica di scambio) su Banco Bpm.

Pur non essendoci, ovviamente, commenti ufficiali né dal ministero dell’Economia né da Palazzo Chigi (e sarebbe bizzarro il contrario), Giorgia Meloni e soprattutto il ministro Giancarlo Giorgetti tirano un sospiro di sollievo. Obiettivo raggiunto. Il contestato, dall’Unione europea e anche da Forza Italia e da Antonio Tajani in Consiglio dei ministri, Golden Power sull’istituto di piazza Gae Aulenti serviva proprio per far desistere Orcel dall’operazione sull’istituto tanto caro alla Lega e a Fratelli d’Italia – spiegano fonti di maggioranza (non FI).

Non è infatti un mistero che l’idea del titolare del Mef, appoggiata dalla presidente del Consiglio, sia quella di creare il terzo polo bancario italiano con Monte dei Paschi di Siena (di cui il Tesoro è il primo azionista con l’11,7% e non ci sono avvisaglie di un’uscita a breve dal capitale, nonostante le richieste del vicepremier e ministro degli Esteri) insieme proprio a Banco Bpm

Il disegno è chiaro ed è quello di una sorta di “sovranismo bancario“, avere un istituto di credito veramente nazionale che diventi il terzo gruppo e che possa competere con IntesaSanPaolo e con UniCredit, il cui capitale è frazionato e in buona parte detenuto da fondi e investitori internazionali. Quindi se sul fronte politico Fratelli d’Italia e Lega litigano – ovvero chi sarà il candidato alle Regioni in Veneto – su quello finanziario marciano compatti e hanno ottenuto il risultato sperato.

Che però, oltre a non piacere affatto a Bruxelles e a irritare Forza Italia, non è per niente gradito – spiegano sempre fonti politiche del Centrodestra – alla famiglia Berlusconi, in particolare a Marina e Pier Silvio. I figli del Cavaliere hanno una visione dell’economia e della finanza diametralmente opposta e puntano su un’Italia che sia il più aperta possibile al mercato europeo e, in generale, internazionale.

“Ora il timore è che, visto quanto accaduto, grandi gruppi esteri decidano di non investire nel nostro Paese”, spiega un parlamentare azzurro molto vicino al titolare della Farnesina. Già Orcel ha grossi problemi in Germania con l’operazione su Commerzbank, con le resistenze del cancelliere Friedrich Merz, se poi – è il ragionamento che fanno ambienti vicini ad Arcore – il governo interviene in questo modo, condizionando ciò che accade sul mercato senza lasciare che siano liberamente gli azionisti a decidere, il rischio è quello di un isolamento dell’Italia.

“La nostra cultura, come ci ha insegnato Berlusconi, è liberale e su questa operazione del Mef non siamo d’accordo”, spiegano chiaramente dal partito di Tajani. E il timore di Marina e Pier Silvio, che hanno importanti interessi (e mire future) in Europa con Mfe, in particolare in Germania con il tentativo di acquisire il controllo di ProSieben (che trasmette anche in Austria e in Svizzera), è quello che ora il nostro Paese e le nostre aziende vengano viste come “nemiche” o comunque con un governo “chiuso” e contrario alla logica del libero mercato.

Tutto ciò, spiegano fonti azzurre, potrebbe convincere il secondogenito dell’ex premier e fondatore di Forza Italia e del Centrodestra a scendere in campo in politica. Obiettivo dare una sterzata centrista, moderata, liberale ed europeista alla coalizione. L’impegno diretto di Pier Silvio resta solo un’ipotesi, mentre la forte irritazione dei figli del Cav e di Tajani per la mossa del Mef e di Chigi anti-UniCredit è una certezza.

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