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Meloni cade? I ragionamenti che si fanno al Nazareno, al di là delle dichiarazioni ufficiali, sono legati al fondamentale cambio della legge elettorale
Il governo non c’è più. La maggioranza è implosa. Le opposizioni urlano ed esultano per le liti nel Centrodestra, l’ultima sul canone Rai e già prefigurano la fine dell’esecutivo Meloni. Ma sono pronte per andare subito a elezioni politiche anticipate? “Assolutamente no“, spiegano ad Affaritaliani.it fonti ai massimi livelli del Pd, soprattutto con il M5S nel caos e con il progetto di campo largo che tenga insieme anche Carlo Calenda e Matteo Renzi che appare una chimera.
E quindi, che fare se davvero dovesse andare in crisi il governo Meloni? I ragionamenti che si fanno al Nazareno, al di là delle dichiarazioni ufficiali, sono legati al fondamentale cambio della legge elettorale. Il Pd non vuole tornare alle urne con il Rosatellum ma vorrebbe un proporzionale secco come per le Europee con sbarramento al 4 o 5%. Sistema di voto che farebbe comodo anche a Giuseppe Conte, sempre se riuscirà a tenersi il Movimento, per ribadire la sua autonomia, ma anche ad AVS e ai centristi. E il proporzionale è proprio il vecchio pallino di Forza Italia e anche di Noi Moderati (non piace invece a Fratelli d’Italia e alla Lega).
E così l’ipotesi che circola tra i Dem, se cade Meloni, è quella di un esecutivo di scopo formato dalle opposizioni e da Forza Italia e guidato dall’attuale vicepremier Tajani (solo così gli azzurri ci starebbero) che abbia come obiettivo la riforma della legge elettorale in senso proporzionale (nel frattempo verrebbe anche approvato lo Ius Scholae). Per poi tornare alle urne in autunno 2025 o all’inizio del 2026 con un sistema che necessariamente, come accade in Germania, isola gli estremi. E quindi porta verso accordi dopo il voto in Parlamento.
A parlare saranno i numeri, ma l’idea – che tanto piace alla famiglia Berlusconi – è quella di un governo modello Ursula e quindi Forza Italia, Pd e altre formazioni centriste moderate e liberali che troverebbero terreno fertile con il proporzionale. Il premier? Beh, c’è sempre il signor Mario Draghi attualmente “disoccupato”, ma non è detto che debba essere necessariamente SuperMario. Draghi o una figura alla Draghi, moderata, europeista ed atlantista.
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