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Ursula von der Leyen potrebbe lascia Bruxelles per diventarre ministro di primo piano in Germania dopo le elezioni del 23 febbraio

La chiave di lettura dello stallo sulle nomine della Commissione europea non è Raffaele Fitto, sostenuto anche dal Presidente Sergio Mattarella, e nemmeno tanto la socialista spagnola Teresa Ribera, ma le elezioni per il Bundestag in Germania del prossimo 23 febbraio.

Stando ai sondaggi, è del tutto evidente che a Berlino nascerà dopo il voto una nuova Grande Coalizione cristiano-democratici (Cdu-Csu) con i socialdemocratici ma a guida Popolari. Joachim-Friedrich Martin Josef Merz, leader della Cdu, punta alla Cancelleria, avendo vinto il congresso, ma certamente non si alleerà con la destra estrema di Afd che certamente farà il botto soprattutto all’Est, come anche la neo-formazione di estrema sinistra che rimpiange la DDR guidata da Sahra Wagenknecht che certamente supererà il quorum del 5% a livello federale. Il punto è che in Germania, considerando il calo drastico di Verdi e Liberali dell’Fdp, non ci saranno altre maggioranze se non la Grande Coalizione a guida Merz, quindi Ppe.

Però, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, l’Spd tedesca lascerà la Cancelleria a Berlino alla Cdu con il diktat di non aprire a destra in Europa. Il problema è che, come ha dimostrato il voto di ieri sulla deforestazione, se vuole il Ppe ha una maggioranza netta e ampia a destra, non solo con i Conservatori e Riformisti di Giorgia Meloni ma anche con i Patrioti-Sovranisti di Marine Le Pen e Matteo Salvini e perfino con la destra di Afd e alleati. Manfred Weber, leader dei Popolari, non può spostarsi troppo a destra (ad esempio i polacchi non accetterebbero mai una soluzione di questo genere per i rapporti con la Federazione Russa) ma nemmeno può cedee a sinistra.

Mercoledì prossimo Teresa Ribera andrà alla gogna al Parlamento spagnolo come vice-primo ministro con delega all’ambiente per la drammatica alluvione di Valencia e poi che cosa accadrà? Difficile che il Ppe, su spinta dei Popolari spagnoli primo partito in patria anche se all’opposizione, possa votarla. Veti e controventi che senza uno sblocco porteranno probabilmente alla fine della Commissione bis guidata da Usula von der Leyen. La navigata politica tedesca a quel punto potrebbe candidarsi in Germania alle elezioni del 23 febbraio e guadagnarsi un posto di primissimo piano come ministro della Germania. Secondo fonti sia del Ppe sia dei Socialisti & Democratici la soluzione per uscire dall’impasse potrebbe essere quella di un clamoroso cambio di guida alla presidenza della Commissione Ue.

Qual è il nome? Quello del primo ministro greco Kyriakos Mītsotakīs, definito come un popolare moderato e non troppo spostato né a destra né a sinistra. Lui sarebbe la soluzione per tenere insieme il quadro. Non si tocca Fitto vice-presidente perché l’Italia è la terza economia europea e ha l’unico governo stabile e, semmai, a saltare sarebbe Ribera sostituita da un altro esponente spagnolo di sinistra non direttamente coinvolto nell’alluvione di Valencia. Equilibri fragili, certo, che Ursula difficilmente può gestire, ma anche Weber non può con le elezioni tedesche alle porte.

Ed ecco la via d’uscita greca per salvare la situazione e la Commissione, anche perché nessuno ha voglia di andare ad elezioni europee anticipate. E comunque non si può chiudere a destra, per questo Fitto è sicuro, considerando il voto negli Stati Uniti e la vittoria schiacciante di Donald Trump. L’Spd tedesca uscirà con le ossa rotte dalle elezioni tedesche ma governerà. Avrà la testa di Ursula, forse, ma Fitto non si tocca. Punto. E, come detto, se qualcuno deve saltare è la socialista spagnola Ribera.

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