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Caffo condannato a 4 anni per lesioni alla ex. Chiara Valerio lo aveva invitato a un evento in commemorazione di Giulia Cecchettin. Il caso

Aveva fatto parecchio discutere l’invito del filosofo Leonardo Caffo da parte dell’organizzatrice Chiara Valerio, la scrittrice vicina alla Sinistra e considerata l’erede di Michela Murgia, alla fiera “Più libri più liberi” che si è svolta dal 4 all’8 dicembre alla Nuvola dell’Eur di Roma. Sui social in molti si sono chiesti se fosse opportuna la sua partecipazione vista la richiesta di condanna per maltrattamenti e lesioni alla manifestazione quest’anno dedicata a Giulia Cecchettin. Poi la stessa Valerio si era scusata e aveva depennato il suo nome dalla lista degli ospiti, ma la gaffe non è passata inosservata. Ora è arrivata la condanna in primo grado, quattro anni a Caffo per lesioni alla ex. Ma il filosofo non intende chiedere scusa: “Hanno colpito me per educarne mille. Farò ricorso in Appello per il bene di mia figlia“.

Ora l’imbarazzo della Sinistra dopo la condanna è ancora più evidente, non ci sono state reazioni da parte della stessa Valerio dopo la sentenza. Dalle carte dell’inchiesta emergono però le testimonianze della sua ex, parole a cui i giudici evidentemente hanno creduto. “Lui – dice la ex di Caffo in aula e lo riporta La Stampa – mi diceva continuamente che mi dovevo ammazzare, perché ero una fallita, inutile, mi dovevo buttare dal balcone e se mi buttavo dal balcone comunque facevo un favore a tutti“. Gli insulti erano quasi all’ordine del giorno nella ricostruzione della vittima e dell’accusa. Le aggressioni fisiche “un paio di volte alla settimana”. In un’occasione, Caffo le ha fratturato il dito anulare della mano destra. “Stava iniziando, – si legge nelle carte del Tribunale e lo riporta La Stampa – come sempre, la carrellata di insulti alla mia famiglia, ai miei amici, a me… Sapevo che stava per esplodere. Aveva la bimba in braccio – ricostruisce la ex di Caffo – Siccome stava urlando troppo, inizio a chiedergli scusa per calmarlo, lui mi prende l’anulare e lo rivolta… è pure cintura nera di karate, infatti poi mi dice: “Sapevo esattamente cosa fare”. Mi rompe il dito. A quel punto io prendo subito la bimba e inizio a urlare come una pazza per il dolore. Solo un mese dopo al Pini, Chiara scopre che aveva “una frattura scomposta, che dovevo essere operata e ingessata, subito valutano se rompere di nuovo l’osso o lasciarmi la lesione”.

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