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“La grande disfida di questo secolo è tra Usa e Cina e non certo un conflitto in Europa”

“Trump ha aperto una trattativa ed era chiaro che le battute iniziali sarebbero state riviste. E’ come quando si compra o si vende una cosa, si spara basso o alto e poi si tratta”. Così Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia e filosofo, risponde alla domanda di Affaritaliani.it se quello del presidente degli Stati Uniti sui dazi sia un ‘balletto’ di tira e molla quotidiani. “Alla fine con qualche inghippo troveranno un accordo con l’Europa, il vero problema sono le alte tecnologie e quindi la relazione con la Cina. Gli Usa hanno il grosso problema di contenere l’impetuosa ascesa di Pechino nel tech di alta qualità”. Cacciari non vede il pericolo di un conflitto militare tra Stati Uniti e Cina: “Pechino non ha alcuna intenzione o interesse. Bisogna smettere di leggere la Cina come se fosse una potenza imperialista occidentale, ragiona in modo diverso e conduce una battaglia commerciale. A un certo punto, da parte americana e non cinese, si renderanno conto che questi dazi sull’alta tecnologia li stanno facendo soffrire oltre ogni limite tollerabile e faranno marcia indietro. La grande disfida di questo secolo è tra Usa e Cina e non certo un conflitto in Europa”.

Quanto agli attacchi del Partito Democratico e del M5S a Giorgia Meloni per il suo viaggio di giovedì 17, dopodomani alla Casa Bianca per incontrare Trump (la premier proprio oggi ha affermato: “È un momento difficile, vediamo come va nelle prossime ore. Non sento alcuna pressione come potete immaginare per i miei prossimi due giorni…”), Cacciari è molto netto e deciso: “E’ ridicolo gettarle la croce addosso. Potrà fare pochissimo, ma tutta l’Europa così divisa può fare pochissimo. Se Meloni ottiene qualche concessione, anche piccola bene. Si può attaccare la premier per molte cose, ad esempio sull’immigrazione, ma non ha alcun senso criticarla perché va a Washington. Conte quando era premier non incontrava Trump? Ma che cazzo di discorsi fanno a sinistra? E che cosa avrebbe fatto Schlein, non sarebbe andata perché gli sta antipatico Trump? E’ chiaro che il presidente del Consiglio italiano incontra il presidente degli Stati Uniti, normalissimo. Fa bene Meloni ad andare, anche se otterrà poco perché l’Europa è uno spezzatino diviso. E questo è colpa di tutti, anche e soprattutto di Meloni e della sua cultura politica non europeista. Ma adesso basta parlare di questo, lo sappiamo. Speriamo ottenga qualcosa da Trump e non credo certo che von der Leyen possa far meglio…“, conclude il filosofo ed ex primo cittadino di Venezia.

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