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Villa Pamphili, la pista alternativa: qualcuno ricattava il presunto killer? Parla un amico di Rexal

La morte di madre e figlia a Villa Pamphili resta un giallo, in Grecia è stato fermato il presunto killer e forse anche compagno della donna e padre della piccola. Ma Rexal Ford ha respinto ogni accusa. Ora è spuntato anche un suo vecchio amico che non crede alla pista del duplice omicidio da parte dell’uomo. “Non posso credere – sostiene l’amico Oskar Christian a La Repubblica – che Rexal possa aver fatto una cosa del genere. Lui è un uomo di pace, un viaggiatore come me. Deve essergli successo qualcosa, forse si erano messi in giri strani“. L’amico fa riferimento in particolare alle abilità informatiche della donna trovata morta. “Io so che era molto esperta, faceva cose che pochi sanno fare. Non so se fosse un hacker, ma lavorava per una compagnia importante e trattava dati sensibili, su questioni globali. Era una Robin Hood cibernetica. Nemmeno Rexal sapeva cosa facesse”.

Sulla fuga all’estero di Rexal, l’amico avanza una teoria: “Non capisco nemmeno perché sia andato in Grecia, visto che non mi risulta parlasse il greco. Se è fuggito, è perché aveva paura. Paura che potessero fargli del male. Non posso credere che abbia fatto quelle cose orribili. Lui e Stella devono essere finiti in giri brutti, spero lui riesca a spiegare quello che è successo”. Poi svela un altro particolare strano. “Qualche tempo fa provai a chiamare il numero di Rexal ma mi rispose un’altra persona, uno che organizzava attività subacquee. Ho chiesto più volte di poter tornare nella casa dove abitavano, ma mi hanno fatto mille problemi. Mi dissero che era cambiata la gestione. Deve essere successo qualcosa, altrimenti non si spiega. Rexal e sua moglie erano felici e non avevano problemi di soldi”.

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