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Meloni non vuole farsi trascinare in una reazione scomposta dei leader europei alle mosse di Trump

Giorgia Meloni non era affatto convinta dell’utilità del vertice straordinario di Parigi sull’Ucraina convocato in fretta e furia da Emmanuel Macron per rispondere alle accelerazioni di Donald Trump. Non lo era perché normalmente, quando il presidente francese si muove con questa velocità, lo fa per ritagliarsi un ruolo a scapito dell’Italia (ancora fresco è il precedente di giugno scorso in occasione del G7 pugliese). Non lo era perché Meloni non ha mai creduto all’idea di un’Europa di serie A contrapposta a una di serie B, in cui una selezione ristretta (e arbitraria) di Stati membri si arrogano il diritto di decidere per tutti.

Oggi l’Italia – è il ragionamento dei meloniani – siede stabilmente a tutti i tavoli proprio grazie alla credibilità guadagnata da Meloni, ma se si avvallano formati ristretti e variabili chi ci dice che su un dato tema qualcuno possa pensare di fare a meno dell’Italia? Anche in questo caso, i pensieri corrono a Macron. Nel caso di ieri a Parigi stonava particolarmente l’assenza al tavolo di Svezia, Finlandia e Paesi Baltici, da sempre i più esposti all’espansionismo russo. E pare che proprio a loro la premier si sia rivolta nell’intento di far saltare il banco in extremis. Ricostruzione che non trova conferme ma che la dice lunga sulla distanza che separa Meloni e Macron anche su questa partita.

Meloni non vuole farsi trascinare in una reazione scomposta dei leader europei alle mosse di Trump. Rivendica apertamente la necessità di muoversi in sincrono con la nuova amministrazione americana, senza la quale non potrebbero esistere né la pace né una prospettiva di sicurezza reale per l’Ucraina e per l’Europa. E a chi le ha parlato in queste ore Meloni ribadisce la forte sintonia con le parole sferzanti pronunciate dal vice di Trump, JD Vance, alla conferenza di Monaco.

Parole che – si fa notare da FdI – la stessa Meloni ha più volte pronunciato negli anni, richiamando l’Europa a fare la sua parte ritrovando l’orgoglio della sua storia e della sua identità. Il viaggio lampo a Parigi lascia sullo sfondo la seconda puntata degli attacchi della portavoce russa Maria Zakharova al presidente Mattarella. Meloni dà ordine ai suoi capigruppo e ai suoi ministri di schierarsi senza se e senza ma a difesa del Capo dello Stato e dell’unità delle nostre istituzioni. E in tarda serata, di ritorno dalla capitale francese, torna al lavoro sul dossier difesa: non le sono piaciute le precisazioni di Dombrovskis e Scholz, che sembrano frenare sullo scorporo delle spese militari dai parametri del deficit. Ma questa è un’altra partita e Meloni ha intenzione di combatterla fino in fondo.

E intanto la Francia è pronta a ospitare un secondo incontro su Kiev 

La Francia ha in programma di ospitare un secondo incontro per discutere di Ucraina e sicurezza europea domani, estendendo l’invito ai Paesi europei che non erano presenti ai colloqui di ieri e il Canada, alleato della Nato. Lo scrive la Reuters sul suo sito citando alcune fonti diplomatiche. Secondo quanto riferito l’incontro sarebbe allargato a Norvegia, Canada, i tre stati baltici (Lituania, Estonia e Lettonia), Repubblica Ceca, Grecia, Finlandia, Romania, Svezia e Belgio. Alcuni di loro potrebbero partecipare in video, hanno affermato due diplomatici. L’Eliseo – sottolinea la Reuters – non ha al momento commentato.

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