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“Mettere mano al Pgt in questi due anni potrebbe essere il modo per far vedere che c’è una reale volontà di cambiamento” afferma Gabriele Mariani, ingegnere e architetto con un passato nel Pd, dal quale poi è uscito, e con alle spalle una candidatura civico-ambientalista a sindaco nel 2021. Mariani, negli anni, ha denunciato quelle che reputa essere le storture nell’urbanistica milanese e ne ha pagato lo scotto politico: “In città c’è una minoranza che certe cose le ha sempre sostenute con coerenza. Oggi ci viene soltanto da dire ‘ve lo avevamo detto…'”. Il problema è che il Comune “ha deliberatamente scelto di non avere un ruolo di regia pubblica nelle trasformazioni di Milano” secondo Mariani. “La cosa grave è che in città non abbiamo istituzioni terze” aggiunge, auspicando un cambio di rotta.
“Prendo atto che Schlein e Majorino, anche se soltanto adesso, hanno parlato di una svolta necessaria sull’urbanistica. San Siro deve essere la cartina al tornasole di questa svolta, va fermata la svendita dello stadio”. Insomma, “aspetto Majorino al varco per vedere cosa dirà a settembre” prosegue Mariani, che si leva qualche sassolino dalle scarpe anche nei confronti di alcuni consiglieri di maggioranza, come Fedrighini e Monguzzi: “La battaglia per gli Scali ferroviari comincia nel 2017, quella per lo stadio nel 2019. Quando si sono candidati sapevano benissimo quale era la trattoria delle politiche di Sala. Adesso vanno a fare opposizione?”. L’intervista
Mariani, le sue battaglie passate trovano ora riscontro nelle inchieste?
Oggi stanno spuntando molti dei problemi di cui parliamo da anni. A Milano c’è una minoranza di comitati e cittadini, ma anche politica a sinistra, che certe cose le ha sempre dette. Mi dispiace che per alcuni certi temi vengano fuori solo adesso che indaga la Procura. A malincuore devo riconoscere che c’è una certa continuità urbanistica da Albertini a Sala. È anche vero che lo spirito di Milano è quello di una città che attrae capitali e crea opportunità per investimenti. Ma non è questo il problema.
Il problema è la postura della politica davanti a questi investimenti?
Sì, in particolare delle istituzioni. Il peccato mortale delle giunte di centrosinistra è quello di non aver approfittato di questo quindicennio di capitali che sono arrivati a Milano. Anzi, arrivo a dire che hanno deliberatamente scelto di non avere un ruolo di regia pubblica nelle trasformazioni. Lo sviluppo morfologico della città non è stato governato ma lasciato in mano ai privati. E non ha generato una ricchezza per tutti. Il Comune ha deliberatamente deciso di non aggiornare gli oneri, perdendo centinaia di milioni di euro. Allora vuol dire che c’è un disegno, ossia quello di lasciare che sia il privato a indirizzare lo sviluppo. Ed è un disegno politico: lo vediamo da tutte le piscine che sono chiuse…
La convince l’atteggiamento del Pd di queste settimane?
Prendo atto che sia Schlein sia Majorino hanno parlato di una svolta in urbanistica. Prendo anche atto che lo dicono solo adesso e non anni fa o a tempo debito. Però una svolta ci deve assolutamente essere e deve essere concreta, non a chiacchiere. La cartina di tornasole deve essere lo stadio San Siro. Fermare la svendita dello stadio. Dentro questa partita c’è tutto quello che è stato fatto di sbagliato a Milano in questi anni. Sala ha detto di voler andare avanti sullo stadio e i consiglieri comunali lo hanno applaudito. Aspetto al varco cosa dirà a settembre Majorino.
Da professionista, reputa strano che ci sia una corrispondenza privata così fitta tra il sindaco e il singolo architetto?
Bisogna chiarire bene i ruoli: il progettista è il rappresentante dell’investitore nei confronti dell’istituzione. Non c’è niente di male se il progettista dialoga con l’istituzione per raggiungere un obiettivo nel comune interesse. Il problema è come avviene questa interlocuzione. Se io sono il progettista di un imprenditore che deve costruire una palazzina di tre piani e per avere un appuntamento con un tecnico impiego tre mesi e posso averlo solo online con mille problemi, ma poi scopro che ci sono colleghi che impiegano una settimana a parlare con il sindaco e con il presidente della commissione Paesaggio, anche in via informale, allora c’è qualcosa che non va…
Ci saranno da fare ragionamenti sulla commissione Paesaggio?
Intanto sottolineo che non sono minimamente stupito nel leggere quello che sta emergendo sulla commissione, è sempre stato così, anche all’epoca del centrodestra. Ognuno deve essere richiamato ai suoi ruoli. Tra la commissione Paesaggio e il mondo professionale milanese deve esserci un muro. La cosa grave è che in città non abbiamo istituzioni terze.
In che senso?
Abbiamo gli ultimi due presidenti dell’ordine degli architetti che sono indagati, così come molti professori del Politecnico, l’ateneo che è stato advisor di Inter e Milan su San Siro. E quindi non è un soggetto terzo. Stefano Boeri, che è accusato – e se ha colpe lo dirà la Procura – di cose sgradevoli, come quella di non essere stato trasparente nel concorso della Beic, è presidente della Triennale. Queste sono istituzioni che dovrebbero saper produrre un sapere critico e di riflessione a disposizione di tutta la città…
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La vulgata, soprattutto in ambienti politici, è che alcuni professionisti rimasti fuori dal ‘cerchio magico’ hanno iniziato a fare esposti trovando sponda con i Pm. Come risponde?
Premetto che io mi sento libero, visto che non ho presentato e non presento da molto tempo un progetto al Comune. Ma ci sono progettisti di medio livello, che non costruiscono grattacieli ma edifici di medio livello, che hanno difficoltà a raffrontarsi con la pubblica amministrazione. Possibile che io debba aspettare 3 mesi e c’è chi che fa queste cose con questa disinvoltura? C’è chi parla di invidia sociale e chi vuole rigirare la frittata, come proveranno a fare in questi due anni, con i loro titoli, giornali come il Corriere o Repubblica per cercare di far dimenticare quanto sta succedendo. La verità è che c’è da richiamare l’ente pubblico affinché svolga il suo ruolo di pianificazione.
Sala pensa a un consulente per i rapporti con la Procura. E c’è da scegliere il nuovo assessore.
Adesso ha affidato le deleghe alla sua vice Scavuzzo, che sia sul Salva Milano sia su San Siro parla la stessa lingua di Sala. Non mi pare una buona notizia se si vuole veramente una discontinuità. Se il nuovo assessore deve rispondere ai desiderata di Sala si farà fatica a trovarlo. Il Pgt va fatto con un altro approccio. E metterci mano ora, nei due anni che mancano alle elezioni, potrebbe essere un segnale per far vedere che c’è reale volontà di cambiamento. Ma dubito, per quello che vedo adesso, che ci sia l’intenzione di cogliere questa opportunità. Ci vuole una forte volontà della politica e del principale partito che è il Pd di avere il coraggio di rinnovarsi, aprendo il dialogo con quelle parti critiche di città di cui rappresento un piccolo pezzo.
Il discorso del sindaco in Aula l’ha convinta? Cosa si aspetta dal Consiglio comunale?
Sull’onesta di Sala io non mi esprimo, né in un senso né nell’altro. Anche perché le utilità nell’assumere una determinata traiettoria di sviluppo possono essere tutte legittime, per esempio in termini di carriera. Evidentemente, Sala non può che difendere quello che ha fatto, sennò metterebbe in discussione tutto. Ma c’è un abisso tra quello che ha dato il sindaco alla città e quello che avrebbe dovuto fare realmente una giunta di centrosinistra. La maggior parte dei consiglieri di maggioranza lo hanno applaudito. Per me non si rendono nemmeno conto. D’altronde quando vedi che a fare opposizione ci sono Monguzzi e Fedrighini, quest’ultimo anche eletto con la lista Sala… La battaglia sugli Scali ferroviari è partita nel 2017, quella sullo stadio nel 2019. Nel 2021 sapevano benissimo quale era la traiettoria che aveva in mente Sala. E ora fanno opposizione?
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