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Unicredit-Bpm, Orcel si ritira e l’Italia serve il Banco ai francesi. Intervista
Andrea Orcel ha ritirato l’offerta di Unicredit su Banco Bpm. Fine dei giochi? Non proprio. Certo è che il numero uno di Piazza Gae aulenti, chiamato proprio per accelerare sul tema acquisizioni e guidare l’istituto verso un grande risiko bancario europeo sembra aver fallito, o almeno sul fronte italiano. Su quello tedesco, con Commerzbank, è ancora tutto da vedere.
Mentre Unicredit fa marcia indietro, chi avanza silenzioso ma deciso, è Crédit Agricole, che oggi è già il primo azionista di Banco Bpm. Ironia della sorte? No, un paradosso piuttosto. Si blocca una banca italiana in nome dell’interesse nazionale e si finisce per apparecchiare la tavola a un istituto francese. Affaritaliani.it ha approfondito il tema con l’Avvocato Giuseppe de Falco, partner dello studio Ughi e Nunziante.
Orcel si ritira da Bpm e su Commerzbank non sembrano esserci molti spiragli di luce: possiamo parlare di una strategia fallita o c’è ancora margine per rilanciarsi?
Finora la strategia di Unicredit ha fallito ma non credo che manchino le opportunitá per una scelta piú meditata dell’obiettivo. Se non in Italia, in Europa.
Con 6,1 miliardi di utile solo nel primo semestre 2025, Unicredit registra risultati da record. Perché allora le grandi operazioni si stanno tutte sgonfiando? Dove si inceppa davvero la macchina di Orcel?
Non credo sia rimproverabile a Orcel una certa vischiositá del mercato europeo. Non è sul piano finanziario che le operazioni sono fallite. Forse la lezione di queste ore è che la temperie protezionistica degli Stati suggerisce un surplus di diplomazia preventiva.
L’uscita da Bpm viene giustificata con l’incertezza sul Golden Power, ma è davvero così? Non era chiaro da mesi che il governo avrebbe fatto muro? Orcel ha forse sottovalutato la variabile politica?
Il provvedimento del Tar prima e quello della Commissione UE poi ci dicono che l’esercizio del Golden Power da parte della Presidenza del Consiglio è seriamente criticabile. Credo che Orcel sperasse in una vittoria giudiziaria piú netta al fine di rinegoziare con il Governo condizioni piú soft e meno gravose. Non è successo per la rigida contrapposizione del governo.
Orcel riuscirà a portare a termine l’operazione su Commerzbank? È tecnicamente fattibile?
L’operazione è interessante e probabilmente l’abbandono di Bpm da parte di Unicredit si giustifica anche con l’evitare problemi mentre è in corso una partita piú importante. Resta il problema dell’ostilitá del governo tedesco che potrá sfruttare quanto accaduto con BPM.
Perchè i tedeschi dovrebbero accettare di buon grado l’acquisizione da parte di Unicredit quando lo stesso governo italiano ha fermato la fusione con Bpm per motivi che in parte sono facilmente replicabili da Berlino (si pensi alla dismissione degli asset russi)?
L’Italia blocca un’aggregazione nazionale in nome dell’interesse nazionale, rischiando però di favorire i francesi di Crédit Agricole. Non è un paradosso?
Questo è il punto. Il governo italiano ha bloccato una banca italiana usando in modo disinvolto il Golden Power. L’intervento della Commissione Ue, direzione concorrenza, potrebbe ridimensionare l’uso abnorme di questi poteri aprendo cosí la strada a soggetti esteri i quali beneficieranno dell’esperienza negativa di Unicredit.
Per difendere un “terzo polo nazionale”, il governo potrebbe aver penalizzato una societá italiana in Italia e in Germania, Unicredit, senza ottenere realmente il risultato voluto ma anzi provocandone uno opposto, offrire BPM ai francesi.
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