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Last Banner, condanna definitiva per 5 ultras della Juventus: 8 anni per il leader dei Drughi Dino Mocciola

Il processo “Last Banner” si è chiuso ieri con le condanne definitive per cinque ultras della Juventus, accusati di associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. La corte di Cassazione ha confermato quasi totalmente la sentenza che era stata impugnata dai tifosi. Accolta la richiesta di un nuovo processo d’appello per quanto riguarda la questione dei 25 abbonamenti in regalo per lo stadio.

Dino Mocciola, storico leader del gruppo dei Drughi, è stato condannato in via definitiva a 8 anni di carcere. 4 anni e 3 mesi invece per Umberto Toia, numero uno del gruppo Tradizione. Si aggiungono le condanne a 3 anni e 11 mesi a Beppe Franzo, 4 anni e 6 mesi a Sergio Genre e 4 anni e 7 mesi a Salvatore Cava.

L’inchiesta “Las Banner” è iniziata il 16 settembre 2019, quando la Digos di Torino ha avviato le indagini sulle frange più estreme del tifo bianconero, non solo nel capoluogo piemontese ma anche nel resto d’Italia. Tutto è partito dalla denuncia di Alberto Pairetto, l’addetto della Juventus ai rapporti con i tifosi che si è poi costituito parte civile al processo.

All’interno della curva bianconera è stata ravvisata una vera e propria associazione a delinquere. Gli inquirenti infatti avevano acquisito “incontrovertibili elementi probatori in merito a una precisa strategia estorsiva posta in essere dai leader dei principali gruppi ultrà bianconeri nei confronti della citata società calcistica”.

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