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Massolo (Mundys) ad Affaritaliani spiega la reale strategia di Macron e a cosa servono le garanzie di sicurezza all’Ucraina
Orizzonti sempre più incerti e fragili quelli tra Russia e Ucraina. Dal presidente della Repubblica francese che insiste sull’invio delle truppe a Kiev, alla pace definita “impossibile” da Vladimir Putin, fino a Trump che apre sull’utilizzo di aerei Usa per garantire la sicurezza sul territorio ucraino. Sono numerosi gli interrogativi su ciò che sta realmente accadendo nello scenario internazionale, e su quali siano i veri obiettivi dei grandi leader mondali. A chiarire ogni dubbio è l’ambasciatore e presidente di Mundys Giampiero Massolo, che ad Affaritaliani ha illustrato chiaramente la strategia di Macron, il motivo per cui la pace sembra essere ancora ‘prematura’, e il ruolo reale degli Stati Uniti.
Il presidente francese Macron è tornato a parlare dell’ipotesi di inviare truppe occidentali in Ucraina. Dove vuole arrivare davvero ? Si tratta di una strategia diplomatica, di deterrenza o c’è qualcosa di più concreto?
Tutti sono consapevoli del fatto che le garanzie di sicurezza all’Ucraina servono essenzialmente a due scopi. Il primo è quello di mettere il presidente ucraino Zelensky nelle condizioni di poter dire alla propria opinione pubblica: ‘Io partecipo a un negoziato che potrebbe portare a cedere territori, ma lo faccio in nome del fatto che ottengo garanzie tali, ferree, che la Russia non invaderà più l’Ucraina, e che quello che resta dell’Ucraina — che è i quattro quinti — resta saldamente in Occidente’. Quindi il primo scopo delle garanzie è assicurare un futuro all’Ucraina, e dunque mettere Zelensky nelle condizioni di trattare.
Il secondo è dimostrare al presidente americano Donald Trump che l’Europa fa sul serio, che si occupa delle crisi e delle guerre sul proprio territorio, e che quindi merita di essere aiutata e sostenuta nel suo sforzo, avendo fatto i compiti a casa. Dunque, è un modo per tenere agganciati gli Stati Uniti allo scenario europeo.
Evidentemente ciascuno poi gioca questi temi all’interno dei vari Paesi europei secondo le sensibilità delle proprie opinioni pubbliche. Nel caso di Macron c’è legittimamente un tentativo di riguadagnare assertività in politica estera, dopo un calo di popolarità forte in quella interna. Ma il cuore dell’esercizio sulle garanzie è questo: mettere Zelensky in condizione di trattare e ancorare gli Stati Uniti all’Europa.
Vladimir Putin ha affermato che qualsiasi presenza occidentale in Ucraina verrebbe considerata un bersaglio legittimo per l’esercito russo. Secondo lei, c’è un rischio reale di escalation militare diretta tra Russia e NATO?
Tutti si rendono conto che una presenza militare europea sul territorio ucraino può eventualmente esserci a guerra finita o interrotta. Da parte europea, come dicevo, parlarne significa da un lato dimostrare la propria compattezza e la propria saldezza; dall’altro cercare di dire a Putin che l’Europa è compattamente in favore dell’Ucraina e che dunque non ci sarà una vittoria possibile a basso prezzo. Da parte di Putin la guerra si fa anche con le parole. È chiaro che la Russia non può che dire che una presenza europea sul territorio ucraino — un territorio che la Russia vorrebbe neutrale e disarmato — è inaccettabile, e di qui la minaccia. Ma sia gli europei che Putin sanno che questi discorsi sono abbondantemente prematuri. Il che non significa che non bisogna prepararsi.
Putin ha anche detto che un accordo di pace con Kiev è ormai “impossibile”. Che margini restano allora per una via diplomatica? Oppure ci stiamo avvicinando davvero a una guerra di lunga durata, forse decennale?
Putin non vuole il cessate il fuoco e non vuole la pace. Ritiene da un lato di poter guadagnare posizioni sul terreno e sfiancare gli ucraini; dall’altro ritiene che più il tempo passa, più lui esaspera le contraddizioni fra gli Stati Uniti e l’Europa, e all’interno degli Stati europei tra i governi e le opinioni pubbliche. Quindi, mancando questa volontà da parte russa, non vedo avviarsi un negoziato. Indubbiamente tutti i tentativi che sono in corso proseguiranno, ma non mi sembra ci siano le premesse perché si torni rapidamente a una trattativa seria.
Trump ha aperto all’uso di aerei statunitensi per garantire la sicurezza di Kiev. Secondo lei, è l’inizio di un coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti? E l’Europa rischia di essere trascinata in un confronto diretto con la Russia?
“No, nel senso che tutto l’apparato di garanzia — e l’eventuale sostegno, tecnicamente backstop, americano alle garanzie europee — è qualcosa che riguarda l’Ucraina e il territorio ucraino, e la garanzia dell’appartenenza dell’Ucraina all’Occidente, senza esporla più in futuro a ulteriori mire espansionistiche russe. Quindi è un atto, da parte degli europei e degli americani, per garantire l’Ucraina. Con l’Ucraina, e non contro la Russia.
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