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Russia-Ucraina, “Nel 2026 la fine della guerra? È possibile: Mosca e Kiev allo stremo”, parla l’ex generale
Il conflitto tra Russia e Ucraina si sta avvicinando a una fase di svolta? Se da un lato Volodymyr Zelensky indica il 2026 come l’anno in cui la guerra potrebbe finire, a causa di uno stallo russo sul piano della mobilitazione, dall’altro restano forti le tensioni sul fronte diplomatico, tra accuse incrociate e narrative contrapposte, come quella relativa all’attacco con 91 droni alla presunta residenza di Vladimir Putin. Quanto sono realistiche le previsioni di Kiev? L’episodio dei droni è davvero una mossa di Mosca per sabotare i negoziati? E fino a che punto Donald Trump può influenzare le scelte del Cremlino?
A fare chiarezza è Luigi Chiapperini – Generale di Corpo d’Armata dei Lagunari in quiescenza, analista militare del Centro Studi dell’Esercito ed ex comandante dei contingenti multinazionali in Kosovo, Libano e Afghanistan – che ad Affaritaliani analizza lo stato del conflitto, le prospettive negoziali e il delicato equilibrio geopolitico tra Washington, Mosca ed Europa.
Zelensky sostiene che il 2026 possa essere l’anno della fine della guerra, perché l’esercito russo avrebbe raggiunto un punto di stallo nella mobilitazione. È una valutazione realistica?
“A meno di colpi di scena sempre possibili, è realistico ritenere che effettivamente la Russia possa aver raggiunto un punto di stallo, non solo nel campo economico ma anche in quello delle risorse umane disponibili. Al momento Mosca intenderebbe arruolare circa 250 mila soldati, un numero che sarebbe sufficiente solo a ripianare le perdite al fronte ma non a cambiare drasticamente l’esito della guerra. Risulta necessario evidenziare che analoghe difficoltà si riscontrano in campo ucraino ed è questo uno dei motivi che sta inducendo entrambi i contendenti a trattare per raggiungere un accordo entro il prossimo anno”.
Sull’attacco con 91 droni alla presunta residenza di Putin, Kiev parla apertamente di una “menzogna russa” finalizzata a sabotare i negoziati. È una lettura credibile?
“Lo stato Maggiore russo aveva inizialmente comunicato di una novantina di droni lanciati contro il suo vasto territorio, e solo successivamente dopo i colloqui tra Trump e Zelensky ha cambiato versione parlando di un attacco di quegli stessi droni contro una delle residenze di Putin. Pertanto sembra effettivamente un cambio quanto meno strano e pernicioso dei contenuti della comunicazione iniziale.
Probabilmente da parte di Mosca si tratta di spingere per un riorientamento dell’atteggiamento del presidente Trump apparso dopo molto tempo troppo benevolo nei confronti dell’Ucraina e finanche dell’Europa. Insomma, Putin vuol far intendere di essere vittima e qualche risultato lo ha ottenuto stando alle successive dichiarazioni del presidente statunitense che ha condannato il presunto attacco ucraino in un momento tanto delicato dei negoziati”.
Zelensky dice chiaramente: “Senza gli Stati Uniti non possiamo vincere” e chiede a Trump di continuare a fare pressione su Mosca. Trump può davvero chiudere la guerra facendo pressione su Putin?
“Trump effettivamente può fare pressione su Putin in vari modi. Da una parte può continuare a lusingarlo trattandolo alla pari, riportandolo sul palcoscenico internazionale e invitandolo a ripristinare relazioni bilaterali fruttuose in campo economico che possono dare respiro ad una situazione interna che appare sempre più critica per Mosca.
D’altro canto il presidente statunitense potrebbe esercitare un’azione più avversa a Mosca esacerbando le sanzioni in atto o consentendo a Kyiv di utilizzare molte capacità militari strategiche di cui solo gli Stati Uniti dispongono. Gli altri Paesi occidentali amici dell’Ucraina, compresa l’Italia, stanno facendo la loro parte in maniera inaspettatamente efficace ma non posseggono tutti gli strumenti decisivi in mano agli Stati Uniti. Credo che in tal senso possa essere letta la dichiarazione di Zelensky che sta provando in ogni maniera a portare dalla sua parte il presidente Trump”.
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