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Tim verso l’assemblea dei soci

La prima assemblea dei soci di Tim senza Vivendi ma con Poste Italiane a far la parte del socio di maggioranza (24,8%) è alle porte. L’assise è convocata in via Negri a Milano ma si svolgerà da remoto e non potrà essere seguita dagli addetti ai lavori, vedi giornalisti, come invece avveniva negli anni pre-covid.

Molti gli argomenti all’ordine del giorno, nell’assemblea ordinaria (ok al bilancio, proposte di remunerazione dei manager, ecc) e in quella straordinaria che vede il cambio dello statuto per allargare la gamma dei servizi offerti dopo l’entrata di Poste nel capitale sociale. Una questione che ha già ottenuto il via libera del governo.

Non c’è ancora l’ok dell’Antitrust all’ingresso di Poste ma non dovrebbe essere un problema dato che non si tratta di fusione. In compenso in assemblea ci sarà un convitato di pietra, Iliad. Il gestore di telefonia mobile francese controllato dal finanziere Xavier Niel entrato in Italia dopo la fusione tra Wind e Tre.  Infatti, per far risalire utili e ricavi dei gestori telefonici, la via più breve sarebbe proprio una fusione portando da 4 a 3 gli operatori infrastrutturati in Italia.

Di quella tra Tim e Iliad di cui si è parlato sempre moltissimo in questi mesi. Dopo la fusione tra Fastweb e Vodafone anche questa operazione, riducendo il numero di operatori, renderebbe il mercato più profittevole. In Inghilterra c’è già stato un passaggio simile con l’unione tra Vodafone e Tre che ha ottenuto il via libera anche dell’Antitrust europeo. Secondo alcune indiscrezioni Iliad, che è valutata intorno ai 6 miliardi di euro e ha circa 12 milioni di clienti, potrebbe essere disponibile a restare come azionista di minoranza ma con un ruolo importante dal punto di vista industriale.

Il tema del consolidamento del mercato Tlc italiano è stato  oggetto di dibattito e discussione  da parte di tutti gli ad delle società di tlc e, ovviamente anche quello di Tim, Pietro Labriola. L’operazione renderebbe infatti sostenibili i copiosi investimenti necessari per proporre nuovi servizi innovativi nelle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale.

Tim e Iliad avrebbero una quota di mercato molto elevata nel mobile, intorno al 37%. Per i francesi la mossa sarebbe decisiva per entrare nel mercato Enterprise, ossia i servizi per le aziende, che sono la vera opportunità nei prossimi anni per le società di tlc dato che sul fronte consumer il mercato è saturo. Tim aveva puntato ad alzare le tariffe proponendo anche abbonamenti premium con servizi dedicati e tutto incluso ma con scarso successo dato che in Italia gli utenti sono sempre alla ricerca dell’offerta migliore con più giga inclusi.

E qui le offerte partono anche da 6-7 euro al mese. Una grande differenza rispetto agli Stati Uniti, dove la tariffa proposta dal gestore virtuale Trump Mobile, lanciato dai figli del presidente a 47,45 dollari al mese può essere considerato in linea con il mercato ma anche al resto d’Europa. In Francia ad esempio il gestore Free, controllato da Iliad, ha una tariffa per 350 giga con chiamate illimitate di 19,99 euro al mese mentre in Italia ci sono offerte più basse. 

Una delle opzioni considerate da Tim, che per una operazione di consolidamento del genere potrebbe anche vendere la partecipazione di maggioranza nella controllata brasiliana Tim Brasil (anche se al momento non è nei suoi piani), potrebbe comprendere anche un accordo con Wind Tre che però, secondo gli esperti alzerebbe l’asticella delle quote di mercato, molto forti per entrambi i gestori nella telefonia mobile, e allontanerebbe il possibile ok da parte dell’Antitrust.

In vista dell’assemblea Tim ha risposto ad alcune domande sottolineando che fusione fra FiberCop e Open Fiber avrebbe aspetti positivi per il paese, in quanto: può spingere ad una maggiore efficienza e ad una accelerazione nella realizzazione della rete in fibra ottica e per Tim è prevista la possibilità di un earn-out che può arrivare fino a 2,5 miliardi di euro.

Ma la tempistica dell’eventuale fusione non è sotto il controllo di Tim. Tra le questioni poste in vista dell’assise anche finanziamenti concessi a Tim da fondi Pnrr. La società ha ottenuto 142 milioni di euro per progetti infrastrutturali e di circa 54 milioni di euro per progetti di ricerca e innovazione, per un totale di 196 milioni. Inoltre, nessun progetto infrastrutturale in ambito Pnrr è in scadenza entro dicembre 2025. La società ha fatto anche sapere di non avere azioni di risparmio in portafoglio. In Borsa, dopo la corsa dell’ultimo mese, il titolo scende del 2,4%. 

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