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Il dialogo Islam-cattolicesimo dopo Papa Bergoglio

Il prossimo Papa? Nei confronti dell’Islam dovrà continuare sulla strada del dialogo privilegiando Paesi e movimenti musulmani moderati, diversi da quello dei Fratelli Musulmani, che sono ormai pronti per un serio dialogo con Roma. E deve soprattutto ricondurre all’ovile il gregge dei fedeli scappati via durante l’ultimo pontificato. Dialogo sincero, diretto con i musulmani come fece Benedetto XVI, anche se il discorso di Ratisbona, che condannava l’imposizione della religione con la violenza, venne frainteso soprattutto in Occidente e nel mondo arabo, strumentalizzato.

Parola di Souad Sbai, giornalista, scrittrice, già parlamentare e oggi responsabile del Dipartimento Immigrazione e Integrazione della Lega, nata in Marocco ma in Italia dal 1981, che spiega come sia oltretutto importante tornare a porre l’accento sui diritti umani, specie quello della libertà religiosa. E mette in guardia da una certa corrente all’interno della chiesa, la diplomazia parallela vaticana: alcuni di essi hanno appoggiato i Fratelli Musulmani, non è un rapporto sano quello a cui prelude questa simpatia.  

Souad Sbai è giornalista, scrittrice, già parlamentare e oggi responsabile nazionale del Dipartimento  Integrazione della Lega. Ma la nostra è una discussione, diciamo così, sulla Chiesa e soprattutto sul mondo arabo, il mondo islamico e la Chiesa proprio a poche ore dall’inizio del conclave. La prima domanda che ti pongo è questa: com’è oggi il dialogo islam-cattolicesimo dopo Papa Bergoglio? Che cosa dovrà fare il prossimo Papa?  

Il dialogo c’è sempre stato con la parte, diciamo, con Papa Wojtyla e con Papa Ratzinger, c’è stato un dialogo molto importante, molto sincero. Sincero, ecco, mi viene più questa parola, molto sincero. Nessuna sottomissione, nessuna… c’era il rispetto delle religioni. Il nuovo Papa dovrebbe stare un po’ più dalla parte della sofferenza che c’è oggi nel mondo arabo e musulmano. C’è molta insofferenza, molta richiesta di cambiamento, della quale normalmente il Papa non si interessa. Il Papa, va detto, si interessa più alla Chiesa cattolica, diciamo, non all’Islam, però la presenza cattolica in vari paesi musulmani è molto importante, è molto sentita e, secondo me, deve osare un po’ di più. Non solo: il nuovo Papa dovrebbe pensare a un dialogo più sincero, più diretto, come faceva Benedetto XVI. La parola del Papa nel mondo arabo viene ascoltata anche se non può certo pesare su di esso in modo significativo. Però i viaggi che ha fatto Papa Francesco, in Marocco (2019) e altrove, sono stati importanti insieme a quelli dei predecessori.  
Bisogna osare su questi paesi, parlare di libertà religiosa, di diritti umani, fare intercultura, perché no, ma concentrarsi sui diritti umani che purtroppo vengono a mancare in vari paesi. Per esempio, parlando di libertà religiosa: se un musulmano lascia l’Islam e si converte al cattolicesimo, oggi in tanti paesi viene ucciso. Accade il contrario in caso di apostasia dalla religione cattolica? No, per fortuna: però, ecco, bisogna parlare più delle questioni concrete, dei diritti veri e, secondo me, tra questi anche di libertà religiosa.  

Il dialogo che Francesco ha avuto con il mondo arabo, con l’Islam, è stato un dialogo o una sottomissione? Perché tu, almeno due Papi, mi pare che tu li abbia conosciuti e, voglio dire, mi pare abbia avuto modo di avere a che fare con loro e di vedere il loro stile, il loro approccio.  

Ah sì, ho avuto questa fortuna di conoscere sia Papa Wojtyla che Papa Ratzinger. Devo dire che sono stati molto importanti non solo per me che vivo in Italia, ma anche per il mondo arabo. Sono stati, ecco, molto importanti, molto presenti, anche questo. Anche se Papa Ratzinger è stato anche molto critico su alcune questioni, penso ad esempio al discorso di Ratisbona: ma quella è sincerità, quello che è il pensiero, se una persona lo pensa, l’altro deve anche accettarlo, magari analizzandone le motivazioni.  

A causa del discorso di Ratisbona Benedetto XVI ha subito attacchi, ma sono stati inutili perché alla fine la critica serve perché fa crescere. È pur vero che molti non l’hanno compresa, ma non l’hanno compresa più una parte occidentale di una certa sinistra che quella del mondo arabo. Sinceramente, hanno creato un po’ di zizzania su questa questione. Chi conosce il tema, insomma, lo sa, com’è andata.  

La parte moderata che vive in Europa, in quanto arabi, musulmani, laici, insomma, il mondo arabo “aperto” non ha avuto spazio nel mondo di Papa Francesco. L’ha avuto più una certa comunità, diciamo più radicale, più estremista, più conservatrice. Ecco, la verità è questa: con Jorge Mario Bergoglio il Papato ha avuto più rapporto con un certo islam  conservatore. 

È andata così: hanno fatto quella scelta di stare dall’altra parte. E noi abbiamo accettato quella scelta e non abbiamo mai neanche chiesto le motivazioni: abbiamo visto che erano molto allineati con l’altra parte, e abbiamo fatto un passo indietro aspettando il futuro.  

Un’altra cosa, Souad, a proposito sempre di dialogo e di integrazione: il successore di Francesco, che cosa dovrà fare nel campo dei rapporti con l’Islam?  

Ah, intanto, prima dei rapporti con l’Islam dovrà unire i cristiani, perché negli ultimi tempi c’è stata una divisione mostruosa. Basta  andare a vedere nelle chiese. Il vuoto che si è creato nelle chiese dovrebbe cominciare a far capire al nuovo Papa che qualcosa non ha funzionato. Prima di tutto, e poi, eventualmente, per la parte che riguarda il mondo musulmano, secondo me, se guardiamo ai Paesi  moderati, è ormai pronto al dialogo. Questi Paesi sono pronti, sono aperti, non hanno problemi a decidere da che parte stare, oppure a dare spazio a tutti, non come, invece, solo ai Fratelli Musulmani come è stato finora.  

A proposito di dare spazio a tutti, in questi giorni tiene banco la polemica sui bambini in moschea in Veneto. Secondo te, intanto, che cos’è questo gesto? E poi, con Benedetto XVI sarebbe successo?  

È una cosa un po’ strana che ho visto anche ultimamente, anche in altri paesi, c’è stata anche una forte polemica sia in Francia che in Belgio e in Germania. Diciamo che è una cosa che non era mai successa: fare una visita a una moschea non vuol dire mettere i ragazzini a pregare verso la Mecca, questa è una cosa che non vedremmo in nessun paese del mondo arabo. Però lo vediamo dove? Lo vediamo in Europa, lo vediamo in Italia perché lasciamo fare.  
Quello che dicevo prima, l’apertura a quell’Islam radicale, quell’Islam dei Fratelli Musulmani, ha portato a far sì che il dialogo sia diventato ormai sottomissione, si accetta tutto.  

Quindi?  

È un errore, così come per me è un errore anche che il ministero dell’Istruzione debba intervenire. Devono semmai intervenire anche gli studiosi, perché è un tema che va controllato, va monitorato, perché è un fenomeno strano. Faccio una domanda al contrario: se un insegnante avesse preso dei bambini musulmani, li avesse portati in una chiesa, e gli avesse fatto fare il segno della Croce, la preghiera cristiana, che cosa sarebbe successo in Italia? L’inferno! Però succede il contrario: in Italia si tollera di tutto e questo l’ha permesso Papa Francesco, purtroppo. Ha permesso che questo dialogo diventasse troppa paura, troppa inclusione, no?  
Inclusione è questa parola tanto abusata che diventa tollerare tutto e invece bisogna cominciare a dire di no, che non si deve accettare tutto. Sappiamo che i Fratelli Musulmani fanno propaganda dai bambini agli anziani, non hanno problemi a fare la loro propaganda per islamizzare sempre di più, anche con l’intimidazione. Bisogna anche guardare alla parte del mondo arabo che ha abbandonato da tempo i Fratelli Musulmani, questi islamisti che da qualche tempo ormai non hanno più voce nemmeno nel mondo arabo: il fatto è che la trovano più in Occidente e per questo bisogna prenderne atto e cominciare a rallentare, se non fermare, il loro processo di islamizzazione del Vecchio Continente.  

Per concludere: l’Europa sta perdendo la sua identità cristiana. Che cosa si può fare?  

Certo, ci sono momenti in cui sembra di perderla, ma dipende anche dalla guida della Chiesa, questo conta: la guida che dà certezze, meno relativista, meno nichilista, un Papa meno nichilista, mi viene questa parola, un Papa che guardi anche alle famiglie, che guardi anche alle vere famiglie. La presenza dei cristiani è scesa notevolmente ed è strano che nessuno si sia posto qualche domanda. Per carità, uno guarda, vive in questo paese e vede i cambiamenti: se mi chiedi, “Come fai a notarlo?”, io lo vedo, ascolto anche le persone mentre parlano: gente che un tempo frequentava di più, ora tanti non hanno abbandonato la Chiesa, ma ne hanno preso le distanze. Questo allontanamento va studiato, analizzato per provare a far rientrare il gregge all’ovile, perché questa è la realtà.

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