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Pd, ipotesi scissione verso il centro. Ma prima bisogna vedere se ci sono i numeri…

Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, si sta muovendo con dietro Romano Prodi, ex premier e padre dell’Ulivo, per cercare di scardinare il potere di Elly Schlein nel Partito Democratico. E nel frattempo, secondo altri rumor, Dario Franceschini (AreaDem ed ex Margherita) starebbe lavorando con Matteo Renzi, leader di Italia Viva, a un nuovo soggetto politico citando Silvia Salis, sindaca di Genova, come possibile candidata premier della coalizione anti-Meloni. Ma su questo i riformisti Dem di Lorenzo Guerini sono cauti e prima vogliono vedere all’opera la prima cittadina del capoluogo ligure come amministratore della sua città.

Tutti questi movimenti e queste voci celano solo un unico e grande obiettivo: ‘segare’ la leadership di Elly Schlein in quanto troppo “a sinistra” e troppo “vicina al Movimento 5 Stelle ad AVS”, dicono fonti ben informate. Ma la segretaria del Pd tira dritto come un carro armato e sa perfettamente che in autunno ci saranno le elezioni regionali con l’obiettivo di vincerle 4 a 1 (solo il Veneto al Centrodestra) e stando ai sondaggi l’unica partita aperta è quella delle Marche.

Poi Schlein andrebbe subito al congresso anticipato e alle primarie per ottenere un trionfo che le consenta di restare alla guida del primo partito di opposizione per molti anni e soprattutto di fare le liste per le prossime elezioni politiche, lasciando alle minoranze interne solo le briciole.

Ecco perché ci sono tutti questi movimenti interni, tutti verso il centro (tranne quello di super-sinistra pacifista di Marco Tarquinio e Cecilia Strada) per cercare un posizionamento e qualche consenso verso i moderati che oggi votano o Azione di Carlo Calenda o Forza Italia. Ogni nuova formazione politica che potrebbe nascere, sia quella di Franceschini e Renzi sia altre di Ruffini ispirato da Prodi, servono per non sottostare ai diktat di Schlein e per cercare di condizionarla nella coalizione che sfiderà il Centrodestra nelle urne.

Ma Schlein ha già un accordo con la premier, sempre ben consigliata dalla sorella Arianna Meloni, per mettere nella nuova legge elettorale l’indicazione del candidato premier: alla leader di Fratelli d’Italia serve per arginare e bloccare l’eventuale discesa in politica di Pier Silvio Berlusconi mentre alla segretaria Dem è utile per zittire tutte le minoranze interne e anche per mettere a tacere Giuseppe Conte (che vale la metà del Pd).

Però se nascesse una nuova Margherita o comunque un qualcosa all’interno del Centrosinistra, alleato al Pd ma indipendente, tutti gli oppositori interni di Schlein potrebbero evitare la mannaia di Elly sulla composizione delle liste elettorali. Certo, poi ci sarà il verdetto delle urne e infatti si stanno già testando con sondaggi segreti il potenziale di un partito riformista dentro il Centrosinistra per vedere se ci sono i margini. Serve almeno il 4-5% per portare in Parlamento una discreta pattuglia di deputati e senatori.

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