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Recessione alle porte, Putin ottimista ma gli anni di isolamento ora si fanno sentire

La Russia è a un passo dalla recessione. A dirlo non sono gli analisti occidentali, ma il ministro dello Sviluppo economico, Maksim Reshetnikov, intervenuto al Forum economico internazionale di San Pietroburgo. Le sue parole sono chiare: la crisi non è scontata, ma evitarla dipende dalle scelte che verranno fatte adesso. Un messaggio che sembra diretto, almeno in parte, alla Banca Centrale e alla sua governatrice, Elvira Nabiullina, che ha mantenuto tassi di interesse altissimi, 20%, nonostante una lieve riduzione a inizio giugno.

Il contesto però è difficile. I consumi interni stanno rallentando, in particolare nei settori più esposti al credito al consumo, come le auto e l’elettronica. Finanziarsi è diventato troppo costoso, e questo frena non solo le famiglie, ma anche le imprese. Le aziende tagliano dividendi e rinviano progetti. Il dato positivo di una produzione industriale in leggera crescita (+1,2% nei primi quattro mesi del 2025) non basta a tranquillizzare: dietro quel numero si nasconde una frattura sempre più netta tra le industrie della difesa, che beneficiano direttamente dello sforzo bellico, e il resto dell’economia, che invece soffre.

Non va dimenticato che la guerra in Ucraina, arrivata ormai al suo quarantesimo mese, sta avendo un impatto sempre più profondo anche all’interno. Se nei primi anni il Cremlino è riuscito a contenere le ricadute economiche, oggi iniziano a presentarsi i conti tra l’isolamento e il peso delle sanzioni occidentali. Uno dei fattori più critici resta il prezzo del petrolio. Il prezzo del greggio, che per Mosca resta la principale fonte di entrate, era crollato fino a 55 dollari al barile. Ora è risalito vicino agli 80 grazie alle tensioni in Medio Oriente, ma resta un’entrata instabile, soggetta a fattori geopolitici su cui Mosca ha poco controllo e quindi puntare tutto sugli idrocarburi, potrebbe rivelarsi un rischio.

Il presidente Putin, intervenuto anche lui al Forum di San Pietroburgo, ha riconosciuto le preoccupazioni espresse dai suoi ministri, ma ha respinto l’idea che la Russia possa permettersi una recessione. Anzi il presidente russo ha rivendicato i risultati dell’anno precedente, con una crescita del PIL che nel 2024 è stata tra le più alte a livello globale. Tutto bello se non fosse che nel primo trimestre, la crescita è stata solo dell’1,7% e l’inflazione resta alta, attorno al 9,5%. Anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha ammesso che, senza un cambio di passo, la recessione potrebbe diventare realtà ma come ha detto lo stesso Reshetnikov, non è inevitabile. La palla ora è nelle mani di chi prende le decisioni.

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