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Presidente, la designazione del Lazio come Regione d’Onore della NIAF coincide con l’Anno del Giubileo. Quali aspetti della “lazialità” pensa abbiano colpito di più la comunità italo-americana?

Credo che la comunità italo-americana abbia riconosciuto nel Lazio una Regione che incarna perfettamente l’identità italiana: cultura, spiritualità, innovazione, resilienza. Siamo la terra di Roma, città universale e spirituale. Siamo nell’anno giubilare. Ma siamo soprattutto una Regione che lavora, che produce eccellenze, che sa innovare. È un bel momento per celebrare i nostri valori comuni e per rafforzare un ponte che la NIAF tiene vivo da 50 anni tra Italia e Stati Uniti. Questo legame è un capitale umano e culturale che dobbiamo continuare a valorizzare.

La Regione Lazio come ponte tra Italia e Stati Uniti. In che modo intendete rafforzare i rapporti economici e culturali con la comunità italo-americana?

Attraverso relazioni solide e strutturate. Stiamo costruendo nuove collaborazioni con i singoli Stati americani che presentano le maggiori complementarità con il Lazio, ma anche con università, centri di ricerca, imprese e istituzioni culturali. L’obiettivo è creare un asse permanente di scambio e crescita reciproca. Vogliamo che il Lazio sia non solo una destinazione turistica, ma una piattaforma di opportunità per chi negli USA guarda all’Italia come a un partner strategico. E in questo, la comunità italo-americana è fondamentale: rappresenta una rete viva, operativa, appassionata.

Negli Stati Uniti si parla spesso di dazi e protezionismo. C’è preoccupazione per i prodotti del Lazio?

Sarei irresponsabile a non preoccuparmi, ma sono anche ottimista. Nel primo semestre del 2025, l’export del Lazio verso gli Stati Uniti è aumentato, nonostante sia stato probabilmente il periodo più volatile degli ultimi anni. Questo significa che la qualità dei nostri prodotti continua a essere riconosciuta e richiesta. È un segnale positivo: le nostre imprese stanno dimostrando grande capacità di adattamento. Sono fiducioso che il governo italiano, e in particolare la presidente Meloni, farà tutto il possibile per trovare una soluzione equilibrata, soprattutto per alcuni comparti più esposti. D’altra parte, occorre puntare sui partenariati industriali, sull’innovazione e sull’attrazione degli investimenti reciproci. Non per niente, le nostre ultime missioni negli Stati Uniti hanno mirato a rafforzare il dialogo su come perseguire co-investimenti che possano essere vantaggiosi per tutti: una scelta che, nell’attuale scenario geopolitico, si rivela ancora più proficua. L’idea è di rafforzare le catene del valore di entrambi i Paesi puntando su settori strategici per il Lazio e per gli Stati Uniti quali l’aerospazio, l’energia, il farmaceutico, le biotecnologie e l’intelligenza artificiale.

Il Lazio come regione competitiva per attrarre investimenti e talenti: quali strumenti concreti state mettendo in campo?

Stiamo lavorando per rendere il Lazio più attrattivo sotto ogni punto di vista. Abbiamo attivato sportelli per facilitare l’insediamento delle imprese, semplificato l’accesso ai fondi europei, potenziato l’ecosistema dell’innovazione. Dal 2026 sarà attiva una piattaforma regionale per attrarre investitori internazionali, con pacchetti di incentivi chiari e percorsi rapidi di supporto amministrativo. In parallelo, stiamo spingendo sulla valorizzazione dei poli tecnologici e universitari, per trasformare il capitale umano in impresa, sviluppo, occupazione. Con gli Stati Uniti, in particolare, di concerto con il Mimit abbiamo colto ogni occasione per presentare il Lazio come destinazione attrattiva per gli investimenti esteri: lo abbiamo fatto l’anno scorso e quest’anno a Washington, partecipando ai lavori del Transatlantic Investment Committee, e a New York ad aprile dove abbiamo portato un focus sull’attrazione degli investimenti al NASDAQ, in un evento dedicato al Lazio. 

Ma per essere davvero competitivi, è fondamentale continuare a investire sulle infrastrutture e sui collegamenti: stiamo lavorando in questa direzione perché rappresentano una garanzia essenziale per far sì che sempre più imprese scelgano il Lazio per investire.

Molti giovani italiani, anche nel Lazio, scelgono di andare all’estero. Cosa serve per invertire questa tendenza?

Serve concretezza. Non bastano le dichiarazioni, servono strumenti veri. Noi stiamo lavorando su politiche di rientro dei talenti, supporto alle start-up, incentivi all’assunzione di giovani altamente qualificati. Vogliamo rendere il Lazio un luogo dove i giovani trovino un vero spazio per esprimersi e costruirsi un futuro. Vogliamo che un giovane non debba scegliere tra realizzarsi e restare. Dobbiamo offrire un contesto dove restare ha senso e dove tornare diventa una scelta possibile oltre che di valore.

Se dovesse dedicare questi premi a qualcuno o a qualcosa, a chi andrebbero?

Li dedico a tutte le persone che ogni giorno lavorano per rendere il Lazio una regione migliore. Ai nostri imprenditori, ai lavoratori, ai ricercatori, ai giovani, ai volontari. Ma anche ai tanti laziali e italiani che, negli Stati Uniti, continuano a onorare le loro radici. Questo premio non è solo mio: è il riconoscimento di una comunità che, pur vivendo a migliaia di chilometri di distanza, non ha mai smesso di credere nell’Italia e nel Lazio.

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