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Primo maggio, la mossa di Schlein in vista dei referendum 

Nel giorno della Festa dei Lavoratori, oggi Primo maggio, con Elly Schlein in prima fila al corteo di Roma fianco a fianco con Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, oltre al tema delicatissimo e importantissimo della sicurezza sul lavoro, tengono banco i referendum sul lavoro dell’8-9 giugno. La segretaria del Partito Democratico e anche la responsabile Lavoro Dem, Cecilia Guerra, hanno già dichiarato che andranno a votare Sì?, anche per cancellare il Jobs Act di Matteo Renzi, ex premier ed ex segretario proprio del Pd.

Peccato che molti riformisti Dem, in testa Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa e presidente del Copasir, e i suoi fedelissimi abbiano già dichiarato che andranno a votare quasi sicuramente NO al referendum principale, quello proprio sul Jobs Act renziano, mentre ovviamente voteranno SI’ come il resto del Centrosinistra su quello della cittadinanza più facile e veloce per gli stranieri nati in Italia. Fonti ai massimi livelli del Pd spiegano ad Affaritaliani.it che Schlein ha un blocchettino, un notebook sul quale scrive i nomi di chi non intende votare, disertando le urne, o voterà NO, anche a uno solo dei referendum della Cgil dell’8-9 giugno.

 E ovviamente tutti questi, incluso Guerini, non verranno ricandidati alle prossime elezioni politiche. Una sorta di “repulisti”, un modo per fare piazza pulita dell'”ingombrante” e “pedante” minoranza interna fatta di liberali, cattolici e moderati che vorrebbero o Paolo Gentiloni o Ernesto Maria Ruffini leader del partito e candidato premier. Piazza pulita, tutti cancellati dalle liste, solo fedelissimi dentro. E quale miglior occasione dei referendum di Landini per scegliere chi tagliare fuori? Se poi davvero, come ha scritto Affaritaliani.it, il Centrosinistra a trazione Dem vincesse 4 a 1 le elezioni regioni Schlein avrebbe gioco facile ad andare al congresso anticipato, con le primarie di popolo, per stravincere senza concorrenti veri e mettere all’angolo la minoranza interna.

Certo, resta il rischio scissione verso Carlo Calenda e Azione, ma alla segretaria Dem interessa tenere saldo il dialogo con la sinistra-sinistra, con il M5S e Alleanza Verdi Sinistra, oltre a Matteo Renzi tornato all’ovile (anche se vale appena un misero 2%), e poco le importa di che cosa faranno i nemici interni. Chi si adegua entra lista, chi si oppone resta fuori. Schlein vuole essere l’anti Giorgia Meloni e non ci sono alternative. Passaggio cruciale i referendum della Cgil per “eliminare” i nemici interni.

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