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“Sarebbe stato bello che i partecipanti al Pride non avessero deliberatamente dimenticato le vittime della ferocia comunista”

“I politici italiani presenti in questi giorni a Budapest si sono sgolati in difesa della libertà di espressione in Ungheria, ma si saranno ricordati di portare almeno un fiore ai martiri che nel 1956 diedero la vita per la libertà schiacciati dai carri armati comunisti sovietici?”. Raffaele Speranzon, vice-capogruppo vicario al Senato di Fratelli d’Italia, risponde così ad Affaritaliani.it agli attacchi durissimi a Giorgia Meloni arrivati dal Pd e in particolare dalla segretaria Elly Schlein, secondo la quale il primo ministro ungherese Viktor Orban starebbe facendo una guerra ai diritti, parlando di ‘grave silenzio della premier’.

“Non va dimenticato, anche se a sinistra fanno finta di niente, che il Pd è l’erede diretto, attraverso Ds e Pds, del Partito Comunista Italiano. Proprio quello che con l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano giustificò la carneficina del 1956 in Ungheria ad opera dell’Unione Sovietica. Del resto i professori di europeismo del Pd dimenticano anche che nel 1957 la ratifica dei Trattati di Roma, con cui vennero istituiti la CEE e l’Euratom, vide il voto contrario e la netta opposizione del PCI. Proprio quel PCI che fino ai primi Anni Novanta o poco prima andava a prendere ordini e rubli dal regime comunista di Mosca che puntava contro la NATO e anche l’Italia i missili nucleari. Sarebbe stato bello che i partecipanti al Pride di Budapest non avessero deliberatamente dimenticato le vittime della ferocia comunista, che si alimentava anche grazie al sostegno di alcuni degli antenati del Pd attuale. Un po’ di decenza, almeno”, conclude Speranzon.

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