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Exxon-Rosneft, possibile ritorno Usa in Russia. Parla l’analista: “Non ci sono le condizioni per la fine delle sanzioni, prima va fatta la pace”
Dopo anni di sanzioni, il muro energetico contro la Russia comincia a incrinarsi, e il primo a dare segnali di apertura sembra essere l’America. Negli ultimi giorni sono emerse notizie di contatti riservatissimi tra il colosso petrolifero statunitense Exxon e il gruppo russo Rosneft, con l’obiettivo di tornare a operare in Russia.
La questione è estremamente delicata, e solo pochissime persone all’interno di Exxon erano a conoscenza dei colloqui. D’altro canto la probabile ripresa degli affari segnerebbe un importante riavvicinamento dopo la rottura avvenuta con lo scoppio della guerra in Ucraina nel 2022.
Ma non solo. “Questa notizia potrebbe avere un impatto significativo anche sui mercati poiché potrebbe indicare un rafforzamento delle relazioni commerciali tra due importanti attori nel settore dell’energia“, commenta con Affaritaliani, l’analista di ActivTrades Saverio Berlinzani.
“L’idea di Exxon e Rosneft di tornare a fare affari a Mosca potrebbe portare ad una maggiore cooperazione tra Stati Uniti e Russia nel settore petrolifero, il che potrebbe influenzare i prezzi del petrolio e dell’energia a livello globale“.
E aggiunge: “Gli investitori potrebbero vedere questa notizia come un segnale positivo per entrambe le società e potenziale per l’economia nel suo complesso. Tuttavia, potrebbero esserci anche preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla stabilità delle relazioni tra i due paesi, considerando il clima geopolitico attuale”.
Berlinzani spiega: “Per il momento non sembrano esserci ulteriori implicazioni, e non crediamo che ciò, almeno nel breve termine, possa portare alla fine della guerra, sebbene Trump avrà un’arma in più per convincere Putin ad un cessate il fuoco“.
Ma se davvero Exxon e Rosneft tornassero a lavorare insieme a Sakhalin, sarebbe davvero la fine delle sanzioni energetiche? Secondo l’analista, sarebbe “solo un varco per riaprile nel prossimo futuro perché non ci sono le condizioni per la fine delle sanzioni, prima va fatta la pace.”
Infatti, un riavvicinamento energetico Mosca–Washington è in parte compatibile con i negoziati di pace tra Russia e Ucraina, perché, secondo l’esperto, “allenta la tensione globale e aiuta una eventuale riappacificazione. In più, la Russia potrebbe sedersi al tavolo dei negoziati con un approccio più morbido”.
Sul fronte dei prezzi di petrolio e gas, la riapertura dei rubinetti russi, Berlinzani ritiene che “potrebbe incidere qualcosa, ma non molto in quanto il mercato sta già scontando una eventuale pace. Poi bisogna considerare l’Opec+ che interverrebbe per sostenere i prezzi.“
Ma per l’Europa, che ha pagato cara la scelta di sganciarsi dal gas russo, una distensione Exxon–Rosneft significherebbe un ritorno al passato o un ulteriore isolamento strategico? Su questo punto Berliznai conclude: “Certamente una distensione, potrebbe far sperare nella fine del conflitto e quindi conseguenze positive anche per il Vecchio Continente. Non crediamo all’isolamento, perché i rapporti con gli Usa sono sempre rimasti positivi.”
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