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Pd, fondamentali le scelte sulla collocazione europea e l’atteggiamento verso la Commissione Ue
Elly Schlein aveva promesso, quando è stata eletta segretaria del Partito Democratico battendo a sorpresa Stefano Bonaccini, l’azzeramento delle correnti interne. E invece a oggi è un proliferare quasi quotidiano di sigle, movimenti, associazioni. Se non proprio vere correnti. Esattamente l’opposto di ciò che volava la segretaria. I fedelissimi di Schlein sono certamente il capogruppo al Senato Francesco Boccia, il responsabile economico Antonio Misiani e altre figure di spicco come Nicola Zingaretti e Sandro Ruotolo.
Ma la galassia Dem che aveva sostenuto la leader alle primarie contro l’ex presidente della regione Emilia Romagna si è divisa in tanti rivoli. L’ultima corrente interna è quella dell’europarlamentare Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e in corsa per la poltrona di Governatore della Puglia, nella quale figura anche l’ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Una corrente ribattezzata ‘Mi faccio i fatti miei’ nel senso che si muovono indipendentemente rispetto alle linee del Nazareno ma anche da quelle della classica minoranza interna.
Ovvero quella riformista dove ci sono Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, insieme a Pina Picierno, Simona Malpezzi, Giorgio Gori, Filippo Sensi, Pierfrancesco Maran e tanti altri. Che, dopo il disastro dei referendum dell’8-9 giugno, vorrebbero un chiarimento in direzione nazionale. Ma finora il capo-corrente e presidente Stefano Bonaccini ha frenato. ‘Rete civica e solidale’ è stata fondata dall’europarlamentare ultra-pacifista Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, insieme a Cecilia Strada e alla presidente dell’Umbria Stefania Proietti.
Tarquinio ad Affaritaliani.it ha affermato che Schlein potrebbe essere una buona premier ma prima serve la coalizione, tutta da costruire. C’è sempre un ma quando si parla della segretaria candidata a Palazzo Chigi contro Giorgia Meloni, perfino dalle correnti più a sinistra del Pd e quindi in teoria più vicine al Nazareno. Poi ci sono i fedelissimi che si sono riuniti intorno ad Alessandro Onorato, assessore ai Grandi eventi della giunta romana, sostenuto anche da Goffredo Bettini, storico leader della sinistra capitolina.
Onorato è stato indicato qualche giorno fa come uno dei possibili candidati giusti come presidente del Consiglio da Dario Franceschini, il quale tiene ancora viva la sua storica Area Dem con, tra gli altri, Chiara Braga e Debora Serracchiani, ma l’ex ministro della Cultura (e non solo) – spiegano fonti Dem – deciderà solo all’ultimo se continuare a sostenere Schlein o virare al 100% verso il centro come ha già fatto capire recentemente. In campo c’è anche Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate che piace molto al padre dell’Ulivo ed ex premier Romano Prodi come possibile federatore del Centrosinistra. L’obiettivo di Ruffini sarebbe quello di federare amministratori locali e civici di Centrosinistra, moderati e riformisti, in chiara alternativa alla segretaria Dem. Il tutto con la benedizione del Porfessore (Prodi, ndr). Un movimento o una rete pronta a spostare gli equilibri dentro il Pd.
Poi ci sono i Dems di Andrea Orlando, ex ministro del Lavoro, tecnicamente con Schlein, vista la collocazione a sinistra, ma che ultimamente si sarebbero allontanati parecchio dalla leader del Nazareno. Restando sempre alla sinistra del partito ci sono gli ex Articolo 1 di Roberto Speranza, Nico Stumpo e Arturo Scotto anche loro meno vicini alla segretaria rispetto a qualche tempo fa.
Questo è il quadro della situazione, più o meno, all’interno del principale partito di opposizione. Ma molto ruota intorno alle strategie e alle scelte politiche della segretaria. Se Schlein resta in qualche modo ancorata a Bruxelles, nonostante le critiche allo spostamento verso destra della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, non perderà le anime centriste, moderate, riformiste e cattoliche. Ma potrebbero sganciarsi i più anti-riamo e anti-guerra, Tarquinio in testa.
Se invece la segretaria dovesse sposare in pieno la posizione socialista dello spagnolo Pedro Sanchez, per non farsi scavalcare a sinistra dal M5S e da Giuseppe Conte, tutta la galassia non di sinistra del Pd potrebbe far implodere il partito. Arrivando fino alla resa dei conti e a una possibile scissione, soprattutto se le elezioni regionali non dovessero andare così bene come spera Schlein.
E a proposito di voto nelle Marche Carlo Calenda ha annunciato che Azione non si presenterà facendo così perdere un alleato importante al Dem Ricci. Ma, come detto, la vera sfida stavolta è sulla collocazione internazionale e figure come Guerini, ex ministro della Difesa con ottimi rapporti in ambienti NATO, non accetterebbe mai di restare in un Pd super-pacifista quasi modello 5 Stelle. E con lui tanti altri. Correnti e cespugli inclusi.
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