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Nomine di Stato, parte il risiko: Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna in prima fila
Mancano sei mesi alla primavera del 2026, quando scatterà il rinnovo dei vertici delle grandi partecipate pubbliche. Ma il risiko è già iniziato. Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna sono le cinque caselle chiave su cui il governo Meloni si gioca credibilità industriale e consenso politico.
Il dossier più pesante è Eni. Dopo dodici anni di Claudio Descalzi, il ciclo sembra vicino alla conclusione. Potrebbe rimanere con un ruolo istituzionale di garanzia, oppure si sondano altre strade. Così, nel caso di un addio a Descalzi, per l’amministratore delegato circola il nome di Roberto Cingolani: non una certezza, piuttosto una suggestione.
Ma non priva di logica. L’attuale AD di Leonardo è stato a lungo direttore generale dell’IIT di Genova, costruendo competenze scientifiche e manageriali che lo renderebbero un profilo credibile per guidare la transizione energetica. Soprattutto per quanto concerne il nucleare.
La presidenza è invece partita tutta politica. Qui spunta l’ipotesi Luca Zaia. Se decidesse di lasciare ogni velleità in Veneto, rinunciando a una sua lista, potrebbe essere “ricompensato” con la presidenza di Eni, subentrando al generale Giuseppe Zafarana. Una poltrona prestigiosa, in grado di valorizzare il suo consenso trasversale senza esporlo alle dinamiche logoranti della politica nazionale.
In alternativa a lui torna un nome che ciclicamente riaffiora: Elisabetta Belloni. Ex capo del Dis, poi consigliera speciale di Ursula von der Leyen, era stata già evocata tre anni fa per la presidenza di una grande partecipata. Oggi la sua candidatura torna d’attualità: Eni o Enel restano i due scenari più plausibili. Profilo internazionale e autorevolezza diplomatica la rendono una carta che a Palazzo Chigi si può giocare.
Enel, intanto, appare blindata. Flavio Cattaneo ha ridotto il debito e portato numeri record: difficile pensare a un avvicendamento. Terna resta solida con Giuseppina Di Foggia, forte dei risultati e della carta delle quote rosa. Poste vede Matteo Del Fante ancora protagonista, ma se davvero si aprisse il dossier Generali, il direttore generale Giuseppe Lasco sarebbe pronto al subentro.
E Leonardo? Tutto dipende da Cingolani. Se davvero dovesse trasferirsi a San Donato, il successore naturale sarebbe Lorenzo Mariani. Manager esperto, già figura di vertice tra Leonardo e MBDA, conosce bene i dossier difesa e aerospazio e rappresenta il profilo giusto per garantire continuità.
La primavera 2026 si avvicina. E le nomine non saranno un semplice giro di poltrone: sono il vero banco di prova del governo Meloni, chiamato a tenere insieme equilibrio politico, esigenze industriali e rapporti internazionali. Il manuale Cencelli delle partecipate è già in scrittura.
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