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Netanyahu da Trump, sostegno totale degli Usa a Israele su più fronti
Tutto come da copione: sull’ormai consumato palcoscenico di Mar-a-Lago Donald Trump si è presentato come il più strenuo sostenitore di Benjamin Netanyahu e ha lanciato moniti contro l’Iran e le sue ambizioni di riarmarsi e contro Hamas, che ha messo in guardia dal violare le disposizioni previste nel piano di pace per Gaza. Dallo stesso podio da dove ventiquattr’ore prima aveva parlato con Volodymyr Zelensky, il presidente americano ha avvertito Teheran in modo inequivocabile: “Spero che non stiano tentando di riarmarsi, perché se lo facessero, non avremmo altra scelta che eliminare quel riarmo molto rapidamente“, che si tratti di impianti nucleari o di missili balistici.
Trump ha anche minimizzato le notizie di tensioni con il primo ministro. Israele ha “rispettato il piano” per Gaza, ha affermato, aggiungendo di “non essere preoccupato per nulla di ciò che Israele fa”. Poi ha puntato il dito contro Hamas e ha ribadito che il suo disarmo – uno dei punti della seconda fase del piano per Gaza – è necessario. “Se non si disarmeranno come si sono impegnati a fare” ed “entro un tempo relativamente breve, pagheranno un prezzo elevato”, ha minacciato. L’ala armata di Hamas, tuttavia, ha ribadito che “non rinuncerà” alle sue armi “finché l’occupazione continuerà”.
Secondo Axios, Washington intende annunciare la creazione di un governo palestinese di tecnocrati come autorità di transizione per Gaza già a gennaio, ma oggi Trump si è limitato a esprimere la speranza che la “ricostruzione” possa iniziare presto. Uno degli obiettivi del viaggio di Netanyahu era quello di sottolineare il “pericolo rappresentato dall’Iran” e dal suo programma missilistico balistico, “non solo per il Medio Oriente, ma anche per gli Stati Uniti”. Si tratta di un “tentativo di fabbricare un nuovo casus belli” contro l’Iran dopo “la questione nucleare”, analizza Sina Toossi, ricercatrice presso il Center for International Policy (CIP) di Washington. L’Iran “potrebbe comportarsi male” cercando di riarmarsi, ma rimane interessato a un accordo con Washington e oggi Teheran ha denunciato un clima di pressione “psicologica” e ha minacciato Israele di “conseguenze più gravi” in caso di un altro attacco, dopo quello di giugno.
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