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Milan-Napoli, sliding doors: da Fonseca ad Allegri

Milan-Napoli, 29 ottobre 2024 – Pronti-via, cinque minuti e arriva subito il gol di Lukaku che dà una spallata a Pavlovic e butta giù il (fragile) muro della difesa rossonera. Il Milan a dire il vero reagisce, gioca anche sprazi di buonissimo calcio nel primo tempo, ma poi Kvara al 43° piazza il raddoppio e da lì è notte fonda per il Diavolo che non riuscirà più a rialzarsi. 

Milan-Napoli, 28 settembre 2025 – Pronti-via e questa volta è Pulisic ad azzerare la difesa della squadra partenopea con una lunga fuga sulla fascia, conclusa con un assist al bacio per Saelemakers (che ringrazia e spinge la palla in porta). Il Napoli reagisce, prova a prendere il controllo della partita, crea anche qualche grattacapo alla difesa rossonera, ma subisce un paio di contropiedi fulminanti: Fofana manda alto di poco dopo una ripartenza da applausi, Pulisic poi piazza il 2-0 e si prende la standing ovation di San Siro. Nella ripresa la reazione del Napoli c’è, arriva rigore ed espulsione per Estupinan al 60°. Il pensiero di tutti a quel punto è ‘Adesso pareggiano, il gol del 2-2 arriverà da un momento all’altro e poi ci sarà da soffrire’. Invece no, il Milan stringe i denti e gioca da grande squadra, argina la voglia della squadra campione d’Italia di pareggiare (e magari ribaltare il match), portando a casa un 2-1 bellissimo.

In poco meno di un anno la musica è stata profondamente in seno al Milan: dal requiem rossonero del 2024 all’inno alla gioia che ha fatto battere i cuori dei tifosi milanisti nel 2025. Il Diavolo, come spesso gli è successo nella sua storia, è risorto dalle proprie ceneri come l’Araba Fenice, trovando uno spirito tutto nuovo dentro se stesso. 

Milan, così Allegri ha ribaltato il Diavolo (con i generali Modric-Rabiot)

Tanti i meriti, in primis del nuovo comandante, Massimiliano Allegri: la tenuta mentale (oltreché fisica) del suo Milan è sotto gli occhi di tutti e la si vede nei momenti complicati della partita, quando si deve fare la chiusura in più, il sacrificio per aiutare il compagno, il raddoppio difensivo o la corsa in avanti senza palla. Sembrano passati anni luce persino da quel Milan-Cremonese che ha aperto questo campionato (23 agosto) con la squadra di Davide Nicola corsara a San Siro (1-2), i tifosi nuovamente in preda ad incubi e notti insomma e Allegri nel post partita che esclamava: “Non percepiamo il pericolo. In area siamo in 5 contro 3 e l’uomo non può saltare da solo”. Da lì sono arrivate solo vittorie: 4 clean sheat consecutivi (reazione immediata a Lecce dopo una settimana difficile post sconfitta casalinga, poi Bologna, Udinese e di nuovo Lecce in Coppa Italia), sino al 2-1 contro il Napoli, resistendo da grande squadra in 10 contro 11 nell’ultima mezz’ora. 


Milan in quota scudetto? Napoli ancora avanti (malgrado il 2-1). Inter, Roma e Juventus… – Le sentenze dei bookmaker

Max il comandante, ma parliamo dei generali in campo? Luka Modric detta i tempi della squadra fa il mediano e pure il difensore se serve: dopo gloria, Champions a raffica e Pallone d’Oro negli anni del Real Madrid, a 40 anni (e non sentirli) si è vestito di rossonero – la squadra per cui tifava da bambino – con l’entusiasmo di un ragazzino e la voglia di vincere e rimettersi in gioco che anima solo le leggende dello sport. Accanto a lui ecco Adrien Rabiot. Una benedizione il suo arrivo a Milanello nelle ultime ore del mercato estivo. Definirlo centrocampista è riduttivo: giocatore totale che raddoppia, pressa, passa da terzino ad attaccante aggiunto a seconda del momento della partita. Ma oltre alle doti calcistiche, è il carisma dei due che si fa sentire su tutti i compagni in campo al loro fianco.

Il terzo moschettiere (the last but not the least) è l’immenso Cristian Pulisic che stiamo ammirando: attaccante, battitore libero chiamato a inventare calcio dove sente che può far più male – e parliamo di uno che ha fatto 27 reti e 19 assist da quando è sbarcato in Italia (nessuno in serie A meglio di Capitan America da 2023 a oggi, Lautaro è a quota 45).

Due menzioni speciali – Alexis Saelemaekers tornato al MIlan dopo due anni in prestito (quanto sarebbe stato importante averlo in rosa lo scorso anno?) e il cuore rossonero Matteo Gabbia che sta mostrando leadership là dietro (al fianco di Tomori e Pavlovic) a protezione della porta di Mike Maignan.

Il tutto avendo dovuto a rinunciare sin qui a Rafa Leao, costretto a 40 giorni di stop dopo l’infortunio al polpacio di metà agosto in Coppa Italia contro il Bari e rientrato nel finale del match col Napoli…

Detto questo, è presto, prestissimo per parlare di Milan da scudetto – magari a gennaio un paio di innesti mirati servirebbero per rinforzare la rosa – però di sicuro la sensazione è che sia squadra e stagione siano ‘nate bene’ e che ci siano tutti i presupposti per un anno di riscatto dopo le amarezze dello scorso campionato…

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