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Meta addestra l’IA in Europa coi dati degli utenti

Meta annuncia che nell’Unione Europea inizierà “presto ad addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale sia sulla base delle interazioni che le persone hanno con l’IA di Meta, sia sui contenuti pubblici condivisi da utenti adulti”, come post e commenti pubblici sulle sue piattaforme. Questo addestramento, che segue il lancio di Meta AI in Europa lo scorso mese, “consentirà di supportare meglio milioni di persone e aziende nell’UE, insegnando all’IA di Meta a comprendere e riflettere più accuratamente le culture, le lingue e la storia europee”, spiega Meta.

A partire da questa settimana, le persone che si trovano nell’Unione Europea e utilizzano le piattaforme di Meta inizieranno a ricevere notifiche – in app e via email – che spiegano la tipologia di dati che comincerà a utilizzare e “come questo migliorerà l’IA di Meta e l’esperienza complessiva degli utenti“. Queste notifiche includeranno anche un link a un modulo attraverso il quale sarà possibile opporsi in qualsiasi momento all’utilizzo dei propri dati in questo modo.

“Abbiamo reso questo modulo facile da trovare, leggere e compilare, e rispetteremo tutte le richieste già ricevute di non utilizzare i dati, così come quelle che verranno inviate in futuro”, assicurano dalla casa madre di Facebook. “Come già sottolineato in precedenza, non utilizziamo i messaggi privati scambiati con amici e familiari per addestrare i nostri modelli di IA generativa – spiega – Inoltre, i dati pubblici provenienti da account appartenenti a persone nell’UE di età inferiore ai 18 anni non verranno utilizzati a fini di addestramento”.

L’annuncio arriva dopo che un anno fa Meta aveva posticipato “l’addestramento dei propri modelli linguistici di grandi dimensioni utilizzando contenuti pubblici, in attesa che i regolatori chiarissero i requisiti legali. Accogliamo con favore il parere fornito dal Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) a dicembre, che ha confermato come il nostro approccio iniziale fosse conforme ai nostri obblighi legali. Da allora, abbiamo collaborato in modo costruttivo con la Commissione irlandese per la protezione dei dati (IDPC) e non vediamo l’ora di continuare a portare tutti i benefici dell’IA generativa alle persone in Europa”.

Il tipo di addestramento dell’IA che stiamo svolgendo non è un’esclusiva di Meta, né sarà unico per l’Europa – precisa – È così che abbiamo addestrato i nostri modelli di IA generativa per le altre regioni del mondo, fin dal lancio. Stiamo seguendo l’esempio di altre aziende, tra cui Google e OpenAI, che hanno già utilizzato dati degli utenti europei per addestrare i propri modelli di IA”. Lo scorso mese è stato lanciato Meta AI nell’UE con cui è stato resa disponibile gratuitamente la funzione chat di Meta AI in tutta Europa, tramite le app di messaggistica WhatsApp, Instagram e Messenger di Facebook.

“Crediamo di avere la responsabilità di costruire un’intelligenza artificiale che non sia solo accessibile agli europei, ma realmente pensata per loro. Ecco perché è fondamentale che i nostri modelli di IA generativa vengano addestrati su una varietà di dati che gli permettano di comprendere le incredibili e variegate sfumature e complessità che caratterizzano le comunità europee – spiega in una nota la casa madre di Facebook e Instagram – Ciò include tutto, dai dialetti, ai modi di dire fino alle conoscenze locali e ai modi distintivi in cui i diversi Paesi usano l’umorismo e il sarcasmo nei nostri prodotti.”

Meta: via al processo dell’Antitrust, in ballo la vendita di Ig e WhatsApp

Prende il via oggi a Washington uno dei più grandi processi per Antitrust della storia americana: Meta dovrà dimostrare di non avere violato le leggi sulla concorrenza con l’acquisto di Instagram e WhatsApp. Il caso era stato avviato dalla Federal Trade Commission (Ftc), l’agenzia antitrust americana, dopo un’indagine di quasi sei anni.

In gioco per Mark Zuckerberg c’è non solo un giro d’affari pubblicitario da 1,4 trilioni (miliardi di miliardi) di dollari, ma anche la prospettiva di dover vendere Instagram e WhatsApp. Così come 40 anni fa, nel 1984, il gigante telefonico AT&T era stato costretto a rompere il suo monopolio. L’udienza si aprirà con le dichiarazioni degli avvocati della Ftc e di Meta davanti al presidente della corte distrettuale del Columbia, James Boasberg. Il processo potrebbe durare dalle sette alle otto settimane: saranno esaminati faldoni e faldoni di prove, e sentite decine di testimoni, compresi i vertici di Meta. (AGI)
SAB

L’agenzia governativa prevede di chiamare sul banco dei testimoni l’amministratore delegato Zuckerberg, l’ex direttore operativo Sheryl Sandberg e il capo di Instagram, Adam Mosseri. Dovranno spiegare i termini dell’acquisizione di Instagram nel 2012, per 1 miliardo di dollari, e di WhatsApp nel 2014 per 19 miliardi. Secondo la Ftc, Meta, che già possedeva Facebook, voleva liberarsi di tutti i concorrenti e di fatto creare un monopolio. In un’e-mail interna del 2012 che gli avvocati del governo hanno intenzione di presentare, Zuckerberg stesso aveva scritto che l’acquisto di Instagram è stato motivato dal desiderio di “neutralizzare un potenziale concorrente” e ammetteva di bisognava tenersi pronti “a pagare un sacco di soldi”. Secondo la Ftc, è la prova di una strategia illegale che ha degradato i servizi e messo gli utenti di Istagram in balia di tonnellate di pubblicità.

Zuckerberg, terzo uomo più ricco al mondo, sarebbe però sicuro di vincere e respinge gli argomenti dell’antitrust. In aula si difenderà sostenendo che da quando ha rilevato Instagram, i 2 miliardi di utenti hanno apprezzato un miglioramento dei servizi. Fatto non secondario, poi, il patron di Meta si è avvicinato a Donald Trump e per ingraziarsi la nuova amministrazione non solo ha donato 1 milione di dollari alla campagna di Trump, ma ha accettato tra l’altro di allentare le regole sulla moderazione dei contenuti nelle sue piattaforme. E non è detto che questo non ammorbidisca la linea dell’Ftc. Di certo, con gli enormi interessi in ballo, il giudice Boasberg non deciderà a cuor leggero. L’antitrust “dovrà affrontare domande difficili sulla tenuta delle sue accuse in tribunale”, ha avvertito.

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