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Non ci sarà una “vendetta” di Meloni contro il due Macron-Bayrou ma la linea della premier resterà salda e ferma in politica estera

Giorgia Meloni è una donna di polso. Ferma, preparata e decisa. Sia in politica interna sia (e forse soprattutto) in politica estera. Ma la premier pondera sempre bene le sue azioni e le sue decisioni e non è abituata a “vendette”. In queste ore in molti si stanno chiedendo che cosa il governo e in particolare la presidente del Consiglio potrebbero fare come risposta all’attacco insensato del primo ministro francese Francois Bayrou sul presunto (e inesistente) “dumping fiscale” che secondo Parigi l’Italia metterebbe in atto contro la Francia.

Le risposte immediate di Palazzo Chigi e dei due vicepremier sono state chiare e nette e anche dall’opposizione nessuno si è alzato a difendere Bayrou, dietro il quale ovviamente c’è il debolissimo (e nervosissimo) in patria Emmanuel Macron. Meloni – riferiscono fonti autorevoli di Fratelli d’Italia – non farà sgarbi istituzionali come disertare vertici a Parigi o video-call ad esempio sul conflitto in Ucraina (ma non solo), però la presidente del Consiglio – forte del pieno accordo nella maggioranza di Centrodestra – terrà fermissima la sua posizione.

Nessun invio di truppe italiane in Ucraina anche se dovesse esserci un cessate il fuoco e un accordo tregua-pace (ciò che vogliono proprio Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer) e sul Medio Oriente assolutamente no al riconoscimento dello Stato della Palestina, come invece ha fatto l’Eliseo, che altro non farebbe – secondo ambienti vicini alla premier – che ostacolare ulteriormente il difficilissimo tentativo di fermare l’avanzata ormai decisa dal capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu (pur con la condanna ferma per le azioni contro i civili a Gaza e in Cisgiordania ribadita più volte soprattutto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani).

Non solo. Pensando ai dazi e anche al nascente asse Cina-Russia-India con molti Paesi dell’area dell’indo-pacifico con loro (prima fra tutti la Corea del Nord), Meloni intende mantenere forte e saldo il legame con gli Stati Uniti d’America e giocare al meglio il suo ruolo di ponte tra Bruxelles e Washington. D’altronde Ursula von der Leyen e tutta la Commissione europea sanno perfettamente che l’unico vero leader del Vecchio Continente ascoltato veramente da Donald Trump è proprio Giorgia.

E su questo Meloni non farà sconti a Macron e alle sue ambizioni vetuste di “grandeur” francese che ormai sono morte e sepolte, vista l’imminente crisi politica, con la sicura sfiducia di Bayrou all’Assemblea Nazionale (e nuove elezioni alle porte), e quella economica che fa ormai di Parigi e non più di Roma la pecora nera dell’Unione europea. E infine Meloni si tiene ben stretto il legame con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, anche lui scettico sull’invio di truppe in Ucraina e contro il riconoscimento ora dello Stato della Palestina.

In definitiva, non ci sarà una “vendetta” di Meloni contro il due Macron-Bayrou (quest”ultimo in uscita) ma la linea della presidente del Consiglio resterà salda e ferma in politica estera in modo da palesare ed evidenziare di fronte al mondo intero, e non solo all’Europa, la debolezza e l’isolamento della Francia. Con i suoi governanti sempre più preoccupati – probabilmente – di perdere la poltrona visto che negli ultimi sondaggi il raggruppamento macroniano Ensemble non va oltre il misero 14%.

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