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L’altra lettura dell’intervento della premier alle Nazioni Unite

“Nulla da dichiarare, grazie”. Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), Cesare Parodi, contattato da Affaritaliani non intende rispondere alle pesanti accuse arrivate da Giorgia Meloni dal più alto palcoscenico mondiale, l’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, contro giudici e magistrati. Nel suo intervento all’assemblea generale dell’Onu, la premier ha auspicato anche “una revisione profonda di tutti gli strumenti che abbiamo per regolare i rapporti tra le Nazioni e difendere i diritti delle persone, comprese le Convenzioni Internazionali”, tra cui quelle che “regolano la migrazione e l’asilo”.

“Sono regole – ha proseguito – sancite in un’epoca in cui non esistevano le migrazioni irregolari di massa e non esistevano i trafficanti di esseri umani. Convenzioni non più attuali in questo contesto che, quando vengono interpretate in modo ideologico e unidirezionale da magistrature politicizzate, finiscono per calpestare il diritto, invece di affermarlo”.

“Con altri Stati europei – ha ricordato – abbiamo sollevato questo tema e intendiamo portarlo avanti. Non ovviamente per abbassare il livello delle garanzie, ma per costruire un sistema che sia al passo con i tempi, capace di tutelare i diritti umani fondamentali, insieme però alla sacrosanta prerogativa di ogni Nazione di proteggere i propri cittadini e i propri confini, esercitare la propria sovranità, e governare il tema della migrazione, che impatta sulle persone, e particolarmente su quelli più fragili. La comunità internazionale deve unirsi nel contrastare il fenomeno del traffico di esseri umani. Le Nazioni Unite, al pari di altre istituzioni internazionali come l’Unione europea, non possono voltarsi dall’altra parte o finire per tutelare i criminali nel nome di presunti diritti civili”.

In molti, tanto nella maggioranza quanto nelle opposizioni, leggono queste parole di Meloni più in chiave di politica interna che non internazionale. Anche sul resto – Israele è andato oltre i limiti e la Russia non vuole la pace – sono dichiarazioni attese e non sorprendenti. Ma questo affondo ai giudici “politicizzati” su un tema chiave come quello del contrasto all’immigrazione clandestina, fondamentale per gli elettori di Centrodestra e anche moderati, viene visto come una sorta di apertura della lunghissima campagna elettorale per il referendum istituzionale confermativo della riforma della giustizia, che include la separazione delle carriere, che ci sarà nella prossima primavera.

I sondaggi al momento sono dalla parte del governo e indicano una vittoria del SI’ alla riforma ma non si sa mai. E di fronte al mondo incolpare i giudici “politicizzati“, che invitano a votare NO al referendum, su un tema caldissimo come quello degli sbarchi e dei migranti irregolari, legato anche alla sicurezza e alla percezione di essa che è molto precaria da Nord a Sud nelle grandi, medie e piccole città, è il miglior inizio di campagna elettorale possibile per la presidente del Consiglio per – come dicono nel Centrodestra – blindare la vittoria del SI’.

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