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Il dietro le quinte del cambiamento, parziale, di rotta della presidente del Consiglio
La forma è anche sostanza. Soprattutto in politica estera. Con la solita diplomazia e abilità in geo-politica la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante l’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, ha cambiato rotta in maniera, appunto più di forma che di sostanza, sullo spinoso tema del riconoscimento dello Stato di Palestina.
La premier è passata da “non è il momento e sarebbe controproducente” all’apertura a una mozione che dica di sì a patto che ci sia la liberazioni degli ultimi ostaggi rapiti il 7 ottobre (scontato) e l’uscita di scena definitiva e totale di Hamas dalla Striscia di Gaza. Fondamentale, nella mini-svolta, raccontano fonti di FdI, anche l’affondo durissimo (anche se non nuovo) di Donald Trump contro l’Unione europea. “Anche per Meloni c’è un limite a tutto”, spiegano fonti del partito della destra di governo.
In sostanza sulla Palestina non cambia moltissimo da quanto affermava prima, visto che il governo italiano – e il ministro degli Esteri Antonio Tajani lo ha ribadito moltissime volte – ha sempre sostenuto la soluzione “due popoli, due Stati”. Ma, come detto, senza alcun ruolo per Hamas.
Ma di fronte all’azione di Emmanuel Macron, eterno rivale della leader di Fratelli d’Italia, e di mezza Europa che ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina e considerando anche l’intervento sprezzante e durissimo di Donald Trump sia contro l’Onu sia contro il Vecchio Continente e le istituzioni Ue di Bruxelles, Meloni non voleva restare appiattita sulle posizioni (isolate) del tycoon ma allo stesso non intendeva assolutamente lasciare la scena al numero uno dell’Eliseo e al suo alleato di ferro, il britannico Keir Starmer.
Da qui la posizione di mezzo, concordata con la Germania del cancelliere Friedrich Merz (Roma e Berlino sono molto attente verso lo Stato ebraico visti i crimini del ‘900 commessi dai regimi fascisti e nazisti) di trovare una sorta di via di mezzo diplomatica per non accodarsi a Macron ma anche per staccarsi dall'”imbarazzante” (parole di fonti della maggioranza vicine alla premier) intervento di Trump.
Meloni come sempre in politica estera trova terreno facile ed è abilissima nel districarsi nelle questioni geo-politiche internazionali per non restare né isolata né appiattita su altri leader. Con questa mossa la presidente del Consiglio intende anche rispondere con i fatti alle pesanti accuse che quotidianamente arrivano dalle opposizioni, in particolare dal Pd di Elly Schlein, dal M5S di Giuseppe Conte e da AVS sul presunto immobilismo del governo su Gaza.
Meloni non userà mai la parola “genocidio” ma certamente l’irritazione per le azioni militari del primo ministro Benjamin Netanyahu sono crescenti. Così come è meno solido di qualche mese fa l’asse con la Casa Bianca, anche se questa volta sul fronte ucraino Trump ha usato parole chiarissime dicendosi pronto ad avallare l’abbattimento eventuale di jet russi sui cieli della Polonia come annunciato dal governo di Varsavia. Meloni decisa, scaltra, diplomatica e abile come sempre. Anche se le polemiche delle opposizioni in Italia, come sempre sono scontate. Ma forma è anche sostanza.
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