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Mattarella: “Per 160 milioni di minori la salute è a rischio”

L’abbandono scolastico apre la strada alla povertà educativa, all’emarginazione sociale e, nei casi più gravi, al coinvolgimento dei minori in attività illegali o sotto il controllo di ambienti criminali. Si innesca così un circolo vizioso che compromette, di generazione in generazione, le possibilità di crescita e sviluppo dei minori e delle loro famiglie. La Costituzione, agli articoli 31 e 34, afferma con chiarezza il dovere della Repubblica di proteggere l’infanzia e garantire il diritto all’istruzione”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Negli ultimi decenni – prosegue il Capo dello Stato – l’azione congiunta di governi, organizzazioni internazionali e società civile, ha sottratto milioni di bambine e bambini a condizioni di lavoro degradanti, reinserendoli in percorsi di istruzione, protezione e crescita. Frutto di un impegno corale, questi risultati rischiano oggi di essere compromessi dalle crisi globali, dai conflitti armati, dai cambiamenti climatici, dall’aumento delle disuguaglianze”. 

Si calcola che oltre 160 milioni di minori nel mondo siano ancora coinvolti in forme di lavoro che mettono a rischio la loro salute, ostacolandone lo sviluppo e violandone la libertà. Sono bambini spesso invisibili, costretti a svolgere lavori pericolosi per sopravvivere: perché la fame è più urgente dell’infanzia, perché le loro scuole sono state distrutte dalle bombe, perché non esistono alternative né prospettive. Situazioni sommerse di sfruttamento e di esclusione sono presenti anche in Italia, soprattutto in contesti segnati da fragilità sociale ed economica”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. 

 “Operare per la piena affermazione dei diritti dei bambini è un dovere sociale che misura la civiltà e la coesione di un popolo. È il fondamento su cui costruire una società più giusta, capace di affrontare con responsabilità le sfide presenti e quelle future”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Lavoratori minorenni, l’allarme Unicef

Il 2024 registra il record di lavoratori minorenni: 80.991 tra i 15 ed i 17 anni. Le regioni con la percentuale più alta sono: il Trentino Alto Adige (21,63% della popolazione minorenne), la Valle D’Aosta (15,34%), l’Abruzzo (8,46%) seguiti da Marche (7,57%) Puglia (6,24%) e Sardegna (6,24%). Quanto alle denunce di infortunio dei lavoratori tra i 15 ed 17 anni il numero è salito dai 5.816 del 2020 ai 18.825 nel 2023. Sei gli infortuni mortali nella stessa fascia d’età nel quinquennio 2019-2023. Emerge dal 3° Report dell’Unicef presentato in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile che ricorre oggi.

Secondo la ricerca “Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro”: negli anni post Covid-19, si è registrato un aumento progressivo dei lavoratori minorenni sia dipendenti che indipendenti: 51.845 nel 2021; 69.601 nel 2022; 78.530 nel 2023. Fino al record del 2024. L’incremento si registra anche per i lavoratori entro i 19 anni di età: nel 2023 i erano 415.495 (divisi tra 258 mila maschi e 157mila femmine), rispetto ai 377.440 del 2022 e ai 310.400 nel 2021. Con un aumento del +35% dal 2019 al 2023. Quanto alle denunce di infortunio dei lavoratori tra i 15 ed i 17 anni, il numero è salito da 5.816 nel 2020 a 9.859 nel 2021, 17.681 nel 2022 e 18.825 nel 2023.

Nel periodo compreso tra il 2019 e il 2023 a livello nazionale sono state presentate all’Inail 330.864 denunce di infortunio, relative ai lavoratori entro i 19 anni di età, di cui: 204.369 riguardanti i minorenni fino a 14 anni e 126.495 nella fascia 15-19 anni. Nel 2023 sono state 50.860 sotto i 14 anni e 32.197 tra i 15-19 anni, in aumento rispetto al 2022. Nel periodo 2019-2023 le denunce di infortunio con esito mortale sono state in totale 84 (11 denunce nella fascia di età <14; 73 denunce nella fascia 15-19 anni).

Il 55% delle denunce di infortunio con esito mortale nel quinquennio 2019-2023 si è registrato in sei regioni: Veneto, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Calabria. Il reddito procapite medio settimanale per i lavoratori entro i 19 anni di sesso maschile va dai 297 euro nel 2018 a 326 euro nel 2023, mentre nelle donne è passato dai 235 euro nel 2018 ai 262 euro nel 2023.

“In questa giornata così importante – ha commentato il presidente dell’Unicef Italia Nicola Graziano – vorrei ricordare che l’art. 32 della Convenzione stessa afferma che gli Stati parte riconoscono il diritto di ciascun bambino, bambina, ragazzo e ragazza ‘ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e a non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale”. Il Report viene presentato alle 11 nell’ incontro online “Tutelare i diritti dei minorenni che lavorano” nell’ambito delle “Officine Unicef”. 

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