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Taglio delle tasse al ceto medio dal primo gennaio 2026: buste paga più ‘pesanti’ fino a 1.400 euro all’anno

E’ fatta. La conferma arriva dai massimi vertici sia di governo sia di Fratelli d’Italia, partito guidato dalla presidente Giorgia Meloni. Che, una decina di giorni fa circa, aveva preso un impegno pubblico di fronte alla platea calorosa e affettuosa del Meeting di Rimini: “Ora serve attenzione al ceto medio”. E la battaglia che da un anno porta avanti Forza Italia, ribadita anche ieri dal vicepremier e segretario Antonio Tajani e dal responsabile economico azzurro Maurizio Casasco ad Affaritaliani, si sta concretizzando.

Nella Legge di Bilancio per il 2026, che inizierà a prendere forma proprio in questi giorni ci sarà sicuramente l’estensione del taglio dell’aliquota Irpef dal 35 al 33% almeno fino a 50mila euro lordi l’anno, ma l’obiettivo anche del vice-ministro dell’Economia Maurizio Leo, in piena intesa con Forza Italia, è quello di arrivare fino a 60mila euro lordi l’anno. La prima soluzione costa circa 2 miliardi di euro a regime e la seconda poco più di 4 miliardi.

Ma c’è consapevolezza nell’esecutivo che in questi anni difficili il ceto medio è quello che, numeri alla mano, ha avuto meno di tutti e ha portato sulle sue spalle gran parte delle entrate fiscali per l’Erario. Non solo, il taglio delle tasse – ragionano nella maggioranza – dovrebbe certamente spingere i consumi interni generando un meccanismo virtuoso di crescita economica e occupazione e quindi anche di entrate per lo Stato attraverso l’IVA e le nuove assunzioni. Secondo le simulazioni, a trarne beneficio sarà circa il 27,4% dei contribuenti, vale a dire poco più di uno su quattro.

Secondo quanto quantificato da autorevoli studi, per chi si colloca sui 45 mila euro lordi l’anno il beneficio stimato tocca i 200 euro annui. È oltrepassando i 50 mila euro che la riduzione diventa consistente: circa 600 euro per chi si ferma a quella soglia, fino a raggiungere 1.400 euro annui per i redditi superiori ai 60 mila, pari a oltre 100 euro al mese. Soldi che entrerebbero direttamente nelle tasche di più di un quarto dei lavoratori e delle lavoratrici dalla busta paga di gennaio 2026.

Per le coperture non dovrebbero esserci problemi visti i fondi arrivati dal concordato fiscale e dal ravvedimento operoso. Certo, c’è anche sul tavolo la proposta della Lega di una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali a 120 rate in dieci anni. Su questo non c’è contrarietà da parte degli alleati di governo, ma dipenderà dalle risorse a disposizione e quindi molto dal lavoro del Mef, cioè del leghista Giancarlo Giorgetti. Ma sul fatto che la priorità sarà il taglio delle tasse per il ceto medio non ci ormai dubbi. Sicurissimo fino a 50 mila euro lordi annui e probabile, salvo brutte sorprese economiche, fino a 60 mila euro.

Poi, se ci saranno le coperture, si valuteranno altri provvedimenti come, appunto, la nuova rottamazione, la flat tax su premi, lavoro nei festivi e straordinari e anche l’altra proposta della Lega, quella targata Claudio Durigon, che prevede di utilizzare il tfr, una parte o tutto, per andare in pensione anticipatamente. Ma questa misura dovrà essere a costo zero lo Stato e passare anche da una trattativa con sindacati e parti sociali in generale.

Leggi anche/ Manovra, Tajani: “La priorità è la riduzione delle tasse al ceto medio”. E Casasco: “Passare dalle parole ai fatti” – Affaritaliani.it

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