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Meloni vive una settimana intensa, tra governo-manovra e scacchiere geo-politico

Un fine ottobre molto, molto impegnativo per Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio è costretta nuovamente a utilizzare tutta la sua abilità diplomatica per gestire la situazione interna e quella internazionale. A Roma, sulla Legge di Bilancio per il 2026, la partita non è ancora chiusa e il continuo botta e risposta tra la Lega, che vorrebbe tassare ulteriormente le banche, e Forza Italia assolutamente contraria (con Fratelli d’Italia che chiama in causa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, volutamente visto che è del Carroccio) agita Palazzo Chigi. Alla fine la soluzione si troverà, ma certamente non è quello che la premier voleva dopo la chiusura dell’accordo e il via libera della manovra da parte del Consiglio dei ministri.

Matteo Salvini, però, in vista anche delle elezioni regionali del 23-24 novembre cavalca il tema popolarissimo del far pagare alle banche più tasse per aiutare cittadini e imprese e questo irrita Antonio Tajani, che con l’Abi ha un rapporto strettissimo, soprattutto attraverso il responsabile economico azzurro Maurizio Casasco, e mette in imbarazzo tanto Giorgetti – titolare del Mef e degli accordi come dei vincoli Ue, ma pur sempre leghista – e proprio Meloni che pensava di aver già chiuso la partita. E invece servirà quasi certamente l’ennesimo vertice (fiume) di governo e maggioranza. 

Se con l’occhio sinistra Meloni guarda a ciò che accade a Roma e nella maggioranza, con quello destro l’attenzione è tutta sul viaggio di Donald Trump in Asia. L’accordo tra Stati Uniti e Cina su TikTok, terre rare e soia viene visto molto favorevolmente da Palazzo Chigi. Più il presidente Usa trova intese, risolve problemi e, tra virgolette, vince le partite diplomatiche e più a vincere, di riflesso, è anche la presidente del Consiglio. Per Fratelli d’Italia il legame tra il nostro Paese e la Casa Bianca è la prova che l’Italia è l’unico vero interlocutore di cui Trump si fida, almeno tra i grandi Paesi dell’Unione europea.

Altro che sudditanza di cui parlano Pd e M5S, si tratta – spiegano dal partito di maggioranza relativa – di un solido legame reciproco che si è consolidato nel tempo anche grazie al cattolico JD Vance, vice-presidente del tycoon. Sul fronte Ucraina e sull’acquisto di armi americane per il momento non ci sono accelerazioni. Il governo intende rispettare gli impegni presi con Washington ma senza farsi imporre nulla. Tra l’interesse dell’Italia e degli italiani e Trump, Meloni sceglierà sempre la prima opzione – è il mantra che ripetono i colonnelli di FdI. Grande amicizia, ponte tra le due sponde dell’Atlantico ma nessun ‘obbedisco padrone’.

Schiena dritta e rispetto reciproco. E proprio questa postura netta e decisa e fatta di un lavoro continuo, certosino (e dietro le quinte) che fa di Meloni la partner più affidabile dell’Amministrazione Usa. Anche sui rapporti con Kiev l’Italia non ha mai fatto mancare il suo sostegno a Zelensky e se servirà ci sarà il dodicesimo pacchetto di aiuti militare (ma senza missili a lungo raggio per colpire in Russia, solo attrezzature per difendersi). Però Meloni è lontana anni luce dalle pericolose accelerazioni e fughe in avanti dei cosiddetti Volenterosi di Emmanuel Macron e Keir Starmer che, come ironicamente li hanno ribattezzati alcuni deputati di Lega e anche di FdI, sembrano volenterosi nel far scoppiare la Terza Guerra Mondiale.

Come Trump ha trovato una difficilissima tregua in Medio Oriente, che però sostanzialmente regge, così può risolvere il conflitto in Ucraina puntando sull’incontro in settimana con il presidente della Repubblica Popolare Cinese. Italia e Usa sono d’accordo nel ritenere che solo Xi Jinping, che vedrà Trump nei prossimi giorni, possa fermare Vladimir Putin e imporre a Mosca almeno un cessate il fuoco sul modello coreano cristallizzando il fronte. Pechino è fondamentale acquirente di gas e petrolio russo e quindi per il Cremlino l’alleato cinese va ascoltato assolutamente, pena il disastro totale dell’economia russa. Insomma, Meloni vive una settimana cruciale sia sul fronte interno sia su quello internazionale. Toni accesi e se serve anche aggressiva con gli alleati di governo, diplomatica e abile tessitrice sul fronte internazionale (ma sempre con il ‘nemico’ Macron nel mirino).

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