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L’imprenditore che tiene insieme banche, giornali e cemento: ecco chi è Francesco Gaetano Caltagirone
Roma, anni ’60. Un giovane rampollo classe 1943, inizia a muovere i primi passi nell’impresa di famiglia, già attiva nell’edilizia romana. È il punto di partenza di una traiettoria imprenditoriale che lo porterà ben oltre il mattone. Dalla costruzione di immobili residenziali e opere pubbliche alla scalata di società quotate, dai cantieri ai consigli d’amministrazione di Generali, Mediobanca e Mps, fino all’editoria con il controllo del Messaggero e di altri quotidiani del Centro-Sud. Ma chi è davvero Francesco Gaetano Caltagirone?
Per capirlo, bisogna partire dall’attualità. Il nome Caltagirone torna oggi con forza nelle cronache finanziarie grazie a una manovra che ha riacceso i riflettori sul risiko bancario italiano. Nel 2025, il costruttore-imprenditore-finanziere è uno degli attori principali di una tripla sfida: da un lato l’offensiva su Mediobanca, dall’altro la difesa di Banca Generali, e in mezzo il tentativo (e la strategia) di prendere il controllo effettivo di Generali, regina del sistema assicurativo italiano.
Quando Mediobanca (guidata dall’amministratore delegato Alberto Nagel) lancia un’OPS su Banca Generali, Caltagirone e la holding Delfin (di Francesco Milleri, in eredità da Leonardo Del Vecchio) si oppongono. Nonostante siano anch’essi azionisti forti di Piazzetta Cuccia, ritengono l’operazione priva di “senso industriale” e invocano un prezzo più alto, con l’idea che Banca Generali sia un “gioiello” da non svendere.
Allo stesso tempo, c’è la partita aperta dell’Ops lanciata da Mps su Mediobanca. E anche in questa Caltagirone c’entra eccome. Insieme a Delfin, i due gruppi hanno partecipazioni incrociate in tutte le banche coinvolte nel risiko: Delfin ha il 19,8% di Mediobanca e quasi il 10% in MPS (che pure ha lanciato un’Ops su Mediobanca), mentre Caltagirone è appena salito a ridosso del 10% in Mediobanca e ha portato la sua quota in MPS al 9,9%. L’incremento della sua quota è infatti molto strategica perchè lo rafforzerebbe nel caso di un’eventuale fusione tra Mps e Mediobanca
Tutto si gioca su un fragile equilibrio di poteri e contro-poteri: Mediobanca controlla Generali (di cui possiede il 13,2%), ma anche Delfin (10%) e Caltagirone (8%) sono ormai soci pesanti. Entrambi vogliono più voce in capitolo, vogliono contare davvero. E soprattutto: vogliono evitare che le decisioni strategiche del gruppo Generali vengano prese a Parigi, magari in funzione di una partnership poco trasparente con Natixis.
Come se non bastasse il risiko bancario, l’11 giugno 2025 la Caltagirone spa metta a segno un’altra mossa silenziosa ma pesantissima: attraverso la holding VM2006, Caltagirone raddoppia la sua partecipazione in Class Editori, portandola al 5,1%. Un ingresso importante in un gruppo storico dell’editoria economico-finanziaria fondato da Paolo Panerai, editore di Milano Finanza e Italia Oggi. L’effetto è immediato: si dimette in polemica l’amministratore delegato Marco Moroni (ex Gedi), e la mossa viene letta come l’ennesima prova che il costruttore romano vuole avere l’ultima parola anche nell’informazione finanziaria italiana.
Insomma per Caltagirone l’editoria per lui non è solo business: è potere. È influenza. È visibilità. Oggi controlla sei quotidiani tra cui Il Messaggero di Roma e Il Mattino di Napoli, e per un imprenditore che preferisce parlare con le sue mosse, avere la penna (e i titoli di prima pagina) dalla propria parte è fondamentale.
Tuttavia, il Dna imprenditoriale di Caltagirone affonda nelle viscere di Roma, dove inizia a costruire negli anni ‘60 insieme ai fratelli Edoardo e Leonardo, rimettendo in piedi l’impresa di famiglia dopo la morte prematura del padre. In una Roma che cresceva a dismisura, la loro impresa erige case per migliaia di famiglie: “Un romano su tredici abita in una casa costruita dal nostro gruppo”, dirà anni dopo con orgoglio.
Il salto arriva negli anni ‘80. Caltagirone acquisisce Vianini, colosso delle costruzioni, e poi, nel 1992, compra Cementir, storico cementificio pubblico, le cui attività italiane nel 2017 vengono cedute a Italcementi (parte del colosso tedesco HeidelbergCement Group). È l’inizio della grande scalata. Con Cementir (oggi guidata dal figlio Francesco Jr.), il gruppo si espande in Scandinavia, Turchia e Asia. Parallelamente, nel 2000 Caltagirone quotava la propria holding editoriale, Caltagirone Editore, a Piazza Affari.
Sul fronte familiare, la Caltagirone è una holding vera e propria. Sposato dal 2007 con Luisa Farinon, Francesco ha tre figli – Francesco Jr., Alessandro e Azzurra – tutti con ruoli chiave nel gruppo. Il primo guida Cementir e siede anche nel board di Suez Environnement. Alessandro si occupa dell’immobiliare e siede nel CdA di Acea. Azzurra, ex moglie di Pier Ferdinando Casini, è vicepresidente della holding ed è attiva su più fronti, soprattutto nell’editoria.
Ma la famiglia ha anche ombre. Con il fratello Edoardo, azionista storico di Caltagirone Spa (ad oggi dovrebbe averne una quota di poco superiore al 13%) non ci sarebbe alcun rapporto da oltre 15 anni. Motivo? Forse divergenze su governance e decisioni non condivise, come l’OPA sulle Vianini del 2016, o forse solo storiche fratture personali.
Riservato, silenzioso, allergico alle telecamere, Caltagirone raramente rilascia interviste, pur facendo parlare molto di sè. Dal 2006 è Cavaliere del Lavoro. È stato vicepresidente di MPS, consigliere e poi vicepresidente di Generali, e oggi siede (o ha partecipazioni) in alcune delle più strategiche imprese italiane. Ha attraversato anche le tempeste giudiziarie: condannato in primo grado nel 2011 per insider trading, assolto definitivamente nel 2013 per l’affaire Unipol-BNL.
Oggi, a 82 anni, Francesco Gaetano Caltagirone, secondo le stime di Forbes ha un patrimonio netto di 6,4 miliardi di dollari. Il suo gruppo – che controlla Cementir, Vianini, Caltagirone Editore – ha oggi un patrimonio netto complessivo pari a 3,257 miliardi di euro, e ha chiuso il 2024 con un utile di 449,3 milioni di euro. Ma più che i numeri, conta l’intreccio: in lui convivono il costruttore che ha popolato interi quartieri e il banchiere silenzioso che sfida Mediobanca sul suo stesso terreno. E anche se parla poco, le sue mosse raccontano tutto ciò che serve sapere.
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