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Caporalato nel regno del cachemire: chi è Frédéric Arnault, il giovane boss di Loro Piana e prossimo erede del trono LVMH
Loro Piana, fiore all’occhiello del made in Italy di proprietà del colosso LVMH, è finita sotto amministrazione giudiziaria per sospetti di caporalato nelle sue filiere esterne. La notizia è di quelle che fanno rumore, soprattutto se a essere coinvolta, anche solo di riflesso, è una delle famiglie più influenti (e blindate) del mondo.
Nel dettaglio la procura di Milano ha deciso di commissariare la Loro Piana spa, azienda vercellese del cachemire fondata nel 1924, oggi controllata da LVMH e formalmente non indagata, ma che come altre sorelle del lusso (Dior, Armani, Valentino Bags) si trova a fare i conti con la linea dura degli inquirenti sulle pratiche opache lungo la catena di fornitura.
E a sedere nel consiglio di amministrazione di Loro Piana ci sono proprio due rampolli della dinastia Arnault: Antoine, 48 anni, in veste di presidente del Cda, e Frédéric, che ricopre il ruolo di amministratore delegato. Ed è su quest’ultimo che si concentrano i riflettori.
All’alba dei trent’anni, Frédéric Arnault è molto più di un “figlio di”, ma uno dei volti più noti della nuova generazione alla guida dell’impero LVMH. Quarto dei cinque figli di Bernard Arnault, il patron del lusso globale, Frédéric è già stato Ceo della divisione LVMH Watches, che controlla tre marchi chiave del gruppo: Tag Heuer, Zenith e Hublot.
Laureato in Matematica computazionale e applicata all’École Polytechnique, la più elitaria tra le scuole d’ingegneria francesi, Frédéric ha mosso i primi passi in McKinsey e nel dipartimento AI di Meta (all’epoca Facebook), prima di entrare nell’universo LVMH. Infatti nel 2017 il giovane Arnault entra in campo con la maglia di famiglia, si fa le ossa in Tag Heuer, marchio di orologeria svizzera storica, e nel 2018 è già Chief Strategy & Digital Officer.
Nel 2020, a soli 25 anni, viene nominato Ceo. Un salto che molti hanno letto come la classica mossa da nepotismo. Ma i fatti lo smentiscono. Nel giro di tre anni, Frédéric riposiziona Tag Heuer senza snaturarla: recupera l’anima sportiva del marchio, rilancia collezioni come la Carrera e la Monaco, ma punta anche sull’innovazione e infatti la terza generazione di smartwatch Connected, sotto la sua guida, fa il botto.
Nel 2024 arriva le promozione, LVMH lo mette alla guida dell’intera divisione Watches, che include anche Zenith e Hublot. Un ruolo chiave che ricoprirà fino al 2025 cedendo poi il posto a Jean-Christophe Babin. Frédéric nasce nel 1995 dal secondo matrimonio di Bernard Arnault con la pianista canadese Hélène Mercier. Una miscela che forse spiega la sua doppia anima: quella analitica e quella creativa. Nonostante il cognome, Frédéric è tutt’altro che esibizionista. Tiene un profilo riservato, quasi austero. Nessun gossip, zero jet privati su Instagram. L’unica vanità che si concede è musicale. Suona il pianoforte e occasionalmente si esibisce anche in pubblico.
Con questa traiettoria, è difficile non vederlo come uno dei possibili successori di Bernard Arnault. Anche se per quello dovrà aspettare ancora considerando che nell’accomandita familiare, fino al 2052 solo i figli o i loro discendenti potranno essere soci, e Bernard Arnault potrà rimanere amministratore con pieni poteri fino a 95 anni. E se il cognome pesa, Frédéric sembra avere i numeri per farlo valere anche fuori dall’ombra del padre.
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