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La donna “sta già scontando una sorta di ergastolo, con fine pena mai”, e una condanna penale “non avrebbe alcuna funzione né per lei né per la collettività, anzi apparirebbe persino controproducente”. È quanto sostiene il pubblico ministero Paolo Storari nella richiesta di archiviazione presentata al Gip del tribunale di Milano, in merito alla vicenda della 38enne che, il 4 luglio 2024, ha investito con l’auto il figlio di appena 18 mesi nel cortile di casa, nell’hinterland milanese, causandogli lesioni gravissime.

Dopo le dimissioni del bambino dall’ospedale pediatrico Papa Giovanni XXIII, una relazione neurologica ha evidenziato un quadro irreversibile: il piccolo è destinato a vivere con gravi menomazioni permanenti su più fronti.

Il pm di Milano: “Processare la madre sarebbe sproporzionato ed inumano”

Alla luce di questi elementi, la Procura ritiene che una proposta di patteggiamento con pena minima e sospesa “non terrebbe conto della drammatica condizione dell’indagata”. A suo carico, si legge ancora nella richiesta, “l’ordinamento reagirebbe senza alcuna vera ragione o necessità, ma solo per riaffermare un divieto astratto, finendo per strumentalizzarla”.

Avviare un processo o pronunciare una condanna, conclude il magistrato, significherebbe imporre una pena “non solo sproporzionata per eccesso, ma persino inumana”, trasformando il diritto “in un valore assoluto, privo di funzione concreta”, e generando un “trattamento contrario al senso di umanità”.

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