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Bce: “buona tenuta economia in contesto difficile ma pesano dazi e guerre”

“Anche grazie alle passate riduzioni dei tassi di interesse decise dal Consiglio direttivo, sinora l’economia ha mostrato nel complesso buona capacità di tenuta in un difficile contesto mondiale. Al tempo stesso, il panorama resta eccezionalmente incerto, soprattutto a causa delle controversie commerciali”. Così la Banca centrale europea nel Bollettino mensile, riferendo che l’inflazione è pari attualmente all’obiettivo del 2% nel medio termine.

La Bce osserva comunque che “i rischi per la crescita economica restano orientati verso il basso“. Tra i rischi principali, avverte, “vi sono l’ulteriore acuirsi delle tensioni commerciali su scala mondiale e le incertezze a queste associate, fattori che potrebbero frenare le esportazioni e comprimere gli investimenti e i consumi. Un deterioramento del clima di fiducia nei mercati finanziari potrebbe determinare condizioni di finanziamento più stringenti e maggiore avversione al rischio, nonché ridurre la propensione di imprese e famiglie agli investimenti e ai consumi”. A pesare anche le guerre in Ucraina e Medio Oriente. Per contro, “un rapido allentamento delle tensioni commerciali e geopolitiche potrebbe migliorare il clima di fiducia e stimolare l’attività”.

Quanto all’incremento della spesa per difesa e infrastrutture, spiega la Bce, “insieme a riforme volte a migliorare la produttività, contribuirebbe alla crescita. Un miglioramento della fiducia delle imprese stimolerebbe inoltre gli investimenti privati”.

Bce: “su tassi approccio basato su dati, nessun vincolo”

“Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2 per cento a medio termine. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, seguirà un approccio guidato dai dati, secondo il quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione”. Così la Banca centrale europea nel Bollettino mensile.

In particolare, aggiunge, “le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non intende vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.

Bce: “useremo tutti strumenti per inflazione stabile, prospettive incerte”

Il Consiglio direttivo della Bce “è pronto ad adeguare tutti gli strumenti di cui dispone nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sull’obiettivo di medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria”. Così Banca centrale europea nel Bollettino economico.

“Le prospettive di inflazione sono più incerte del consueto, per effetto della volatilità dello scenario delle politiche commerciali a livello mondiale. Un rafforzamento dell’euro potrebbe far diminuire l’inflazione più di quanto atteso. Inoltre – rileva – l’inflazione potrebbe risultare inferiore se dazi più elevati inducessero una minore domanda di esportazioni dell’area dell’euro e un reindirizzamento verso l’area delle esportazioni provenienti da paesi con eccesso di capacità produttiva”.

Per la Bce “le tensioni commerciali potrebbero determinare maggiore volatilità e avversione al rischio nei mercati finanziari, gravando sulla domanda interna e riducendo quindi l’inflazione. Per contro, l’inflazione potrebbe risultare superiore se la frammentazione delle catene di approvvigionamento mondiali spingesse al rialzo i prezzi all’importazione e accrescesse i vincoli di capacità nell’economia interna. Anche un incremento della spesa per difesa e infrastrutture potrebbe far aumentare l’inflazione nel medio termine”. I fenomeni meteorologici estremi e, più in generale, il dispiegarsi della crisi climatica potrebbero infine “far salire i prezzi dei beni alimentari oltre le aspettative“.

Bce: “commercio volatile su incertezza dazi, tensioni su acciaio e tessili”

Alla luce della “diffusa incertezza” sul fronte dei dazi, “la dinamica del commercio mondiale dovrebbe rimanere volatile nel breve periodo”. Lo sottolinea la Bce nel Bollettino Economico appena diffuso in cui ricorda la crescita nel primo trimestre del commercio globale sostenuta “da significative anticipazioni delle importazioni negli Stati Uniti in vista dell’aumento dei dazi”.

“I dati più recenti confermano le aspettative di un calo delle importazioni mondiali nel secondo trimestre, che in parte compensa il forte aumento osservato nella prima parte dell’anno” continua l’analisi segnalando come “se, da un lato, l’aumento dei dazi statunitensi è potenzialmente in grado di indurre una riconfigurazione dei flussi commerciali internazionali e porre sfide per la logistica, dall’altro, le pressioni generalizzate lungo le catene di approvvigionamento mondiali sono attualmente modeste”.

“Nondimeno – osserva l’Eurotower – emergono segnali di tensione a livello settoriale, ad esempio per quanto riguarda alluminio, acciaio e tessili. Tali segnali sono tuttavia molto più contenuti rispetto al periodo successivo alla pandemia. L’incertezza relativa alle politiche commerciali rimane elevata e dovrebbe continuare a gravare sulle prospettive”.

Bce: “in Italia più forte percezione problema debito pubblico”

Nell’Eurozona ci sono opinioni molto diverse a livello nazionale sull’ipotesi che il livello del debito pubblico sia un problema di assoluto rilievo. Ma se Paesi Bassi, Irlanda e Germania sono tra i paesi con la percentuale più bassa di intervistati che considerano il debito pubblico un problema fondamentale, Italia, Francia e Grecia sono tra i paesi con le percentuali più elevate. Lo segnala la Bce nel Bollettino Economico appena diffuso, in cui sottolinea come “allo stesso tempo, sembra che si siano verificate alcune variazioni nelle percezioni delle famiglie in Germania (più pessimistiche), Grecia e Portogallo (più ottimistiche)“.

Infatti nel nostro paese la percentuale degli intervistati che si attende un ‘lieve’ oppure ‘notevole’ aumento del disavanzo pubblico è passata in tre mesi dal 51 al 56%, mentre in Germania dal 71 all’83%, con una quota record del 51% che aspetta un forte aggravio del deficit federale.

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