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Una Lega che sa stare nei Palazzi romani del potere e che da lì controlla e quando può decide e comanda. Tutti i nomi

Prende corpo l’idea dello sdoppiamento della Lega, spiegato ieri su Affaritaliani, con un Lega del Nord guidata dall’uomo del territorio e dell’autonomia per eccellenza, Luca Zaia, e quella del Centro-Sud, di destra-destra sovranista con a capo l’ex generale Roberto Vannacci e ben incarnata dal sottosegretario al Lavoro, ciociaro, Claudio Durigon, espressione della destra-sociale. Matteo Salvini confermatissimo e mai in discussione nel ruolo di federatore che tiene tutto unito e fa convivere pacificamente anime che portano avanti istanze diverse e apparentemente poco conciliabili tra di loro.

Ma accanto a questa doppia Lega c’è anche un Carroccio di Palazzo, delle istituzioni, quasi democristiano che sa muoversi benissimo nel potere romano e che negli anni ha imparato i linguaggi, le forme e i modi dei gangli vitali della Capitale. Sicuramente in primissima posizione c’è il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che non a caso a Pontida domenica scorsa ha fatto un intervento brevissimo, ricordando le sue radici (puramente lombarde e in particolare di Varese) ma facendo anche capire che la sua testa sta altrove, ovvero in Via XX Settembre al Mef dove deve tenere i conti pubblici in ordine e rispettare i parametri europei. Con GG, o Gianca, come lo chiamano i militanti leghisti, sicuramente ci sono altre figure quasi democristiane, nel senso che hanno come primo obiettivo la concretezza, il pragmatismo e soprattutto la buona amministrazione.

Pensiamo a Governatori come Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga e Maurizio Fugatti. Senza dimenticare i tantissimi sindaci di città medio-piccole che la Lega ha soprattutto al Nord e che mettono sempre in cima alle priorità la buona amministrazione e non certo la Decima di Vannacci. Insieme a loro Andrea Paganella, storico braccio destro di Salvini, ora senatore che non rilascia mai interviste ma che lavora alacremente nel Palazzo che ottiene risultati concreti. In questa sorta di corrente governista della Lega certamente si può includere anche Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze del Senato ed ex ministro del Turismo. Uomo del fare, zona del Magentino (ovest Milanese), uomo di impresa e di concretezza e di poche chiacchiere.

Ma perfino Alberto Bagnai, da molti dipinto simile a Claudio Borghi (ultra euro-scettico) in realtà è un governativo lato economico come il responsabile Dipartimenti del Carroccio, l’ex sottosegretario Armando Siri. E infine i due capigruppo. Pur essendo rispettivamente segretari della Lega in Lombardia, Massimiliano Romeo (Senato), e in Piemonte, Riccardo Molinari (Camera), sanno muoversi alla perfezione in Aula, sanno tenere i gruppi in riga, sanno come e quando far scattare un emendamento, magari in una Commissione, o quando ritirarlo. Insomma, conoscono alla perfezione le logiche in particolare del Parlamento e meno di governo come Giorgetti.

Ed è così che, in estrema sintesi, possiamo individuare una terza Lega, non geografica questa volta, ma di Palazzo, con accezione però positiva e non negativa come spesso viene interpretata. Una Lega che sa stare nei Palazzi romani del potere e che da lì controlla e quando può decide e comanda.

Leggi anche/ La Lega si sdoppia: al Nord guidata da Zaia, al Centro-Sud da Vannacci e Salvini sarà federatore. Ma il paragone con il modello tedesco Cdu-Csu è sbagliato – Affaritaliani.it

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