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Iran, ecco quanto spende al giorno Israele. I conti della nuova guerra

A una settimana dal primo attacco di Israele contro l’Iran lo scenario geopolitico è ancora confuso: ma di sicuro lo Stato ebraico inizia a fare i conti con le ricadute economiche dell’operazione. Una offensiva che – secondo stime del WSJ – potrebbe costare a Tel Aviv fino a 12 miliardi di dollari (fra impegno bellico e spese per la ricostruzione) se il confronto dovesse andare avanti per un mese ai livelli attuali: una cifra importante, pari a oltre il 2% del Pil israeliano nel 2024.

Di sicuro ogni giorno di conflitto costa allo Stato ebraico centinaia di milioni di dollari (almeno 725 milioni soltanto nelle prime 48 ore di attacchi) soprattutto per gli intercettori necessari per fermare i missili iraniani in arrivo, senza contare le spese per munizioni, aerei e danni a infrastrutture.

Il Wall Street Journal riferisce che secondo alcune stime la ricostruzione o la riparazione dei danni potrebbe costare a Israele almeno 400 milioni di dollari. E con lo scontro ancora in corso, la valutazione è solo provvisoria.

Secondo Karnit Flug, ex governatrice della Banca d’Israele e ora economista presso il think tank Israel Democracy Institute di Gerusalemme, lo Stato ebraico può sostenere una campagna di breve durata ma “se si tratta di due settimane o di un mese, è tutta un’altra storia”. Negli ultimi giorni, secondo il governo israeliano, l’Iran ha lanciato più di 400 missili contro Israele, che richiedono sofisticati sistemi di difesa aerea per essere fermati.

Il sistema David’s Sling, sviluppato congiuntamente da Israele e Stati Uniti, può abbattere missili a corto e lungo raggio, droni e aerei. Costa circa 700.000 dollari ogni volta che viene attivato, supponendo che utilizzi minimo due intercettori, mentre il sistema Arrow 3, che protegge dai missili balistici a lungo raggio, ha un costo di circa 4 milioni di dollari per intercettazione. E scondo fonti Usa Israele starebbe esaurendo le scorte di intercettori Arrow.

Da considerare anche le spese di gestione delle decine di aerei da guerra utilizzati, come i caccia F-35, circa 10.000 dollari per ora di volo, e le bombe come le JDAM e le MK84. Come spiegano gli analisti, l’attacco a Teheran è molto più costoso della guerra a Gaza o contro Hezbollah.

Per il momento, nonostante l’aumento delle spese militari, non si vede all’orizzonte una recessione, mentre S&P ha lasciato invariate le sue prospettive sul rating di Israele. Tuttavia sono da considerare anche le ricadute economiche indirette del conflitto: il turismo è virtualmente bloccato, i ristoranti sono chiusi, e sono operativi solo i lavoratori dei settori essenziali.

Alcuni economisti – spiega il WSJ – affermano che i mercati sembrano ritenere che l’economia israeliana si dimostrerà resiliente, come dimostrato negli ultimi 20 mesi di guerra a Gaza. Ma le distruzioni causate dai missili balistici iraniani sono qualcosa di inedito: centinaia di edifici sono stati distrutti o gravemente danneggiati e la loro ricostruzione o riparazione costerà centinaia di milioni di dollari.

Sono da considerare anche le spese per le migliaia di persone evacuate e in parte alloggiate in hotel pagati dallo Stato, mentre gli attacchi alla più grande raffineria di petrolio israeliana nel nord del Paese hanno portato alla sua chiusura e alla morte di tre dipendenti.

Il ministero delle Finanze israeliano aveva stimato un deficit pubblico per l’anno in corso pari al 4,9% del Pil, una cifra pari a quasi 28 miliardi di dollari. Ma è verosimile che il dato debba essere alzato al contrario delle previsioni sulla crescita del Pil 2025, abbassato da +4,3 a +3,6%.

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