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Investire in intelligenza artificiale conviene? La guida per evitare i rischi 

L’Intelligenza Artificiale è il tema tecnologico più entusiasmante degli ultimi quaranta-cinquant’anni”. Lo ha detto Dan Ives, analista di Wedbush Securities, vista la corsa dei mercati azionari trainati proprio dai titoli tecnologici.

Qualche interrogativo resta nell’anno in cui si è “celebrato” il 25esimo anniversario della bolla delle dot-com, ufficialmente scoppiata nel marzo 2000. C’è preoccupazione sull’effettiva profittabilità degli investimenti aziendali nell’intelligenza artificiale ma anche delle valutazioni, giudicate a livelli di guardia, tanto che gli analisti di Jp Morgan temono che qualsiasi battuta d’arresto, per esempio sul fronte degli utili, possa innescare un’ondata di vendite.

Per chi non l’avesse vissuta sulla propria pelle, ossia i più giovani, la bolla delle dot.com fu provocata da un’euforia borsistica che fece saltare tutti i parametri di misurazione del reale valore di un’azienda, a cominciare dal classico Price/Earnings (il rapporto tra prezzo di mercato e utile per azione: più è alto, più l’azienda è da considerarsi sopravvalutata rispetto ai risultati che produce). 

Il motivo fu l’arrivo di Internet nella seconda metà degli anni Novanta, tecnologia rivoluzionaria ma (allora) fortemente immatura che prometteva però possibilità di uso e di sviluppo virtualmente illimitate. In quel momento però bastava pronunciare la parola web per veder schizzare in alto i titoli delle aziende che aggiungevano il finale “.com” al loro business.

Troppo facile dato che era troppo presto per dire quale sarebbe stato il cavallo vincente sulla lunga distanza. In compenso le borse mondiali furono prese da un’euforia che portò Tiscali, per fare un esempio in Italia, a valere più della Fiat in Borsa in brevissimo tempo. E quindi poco dopo l’inizio del nuovo millennio e il 24 marzo 2000, negli Usa l’indice S&P 500 arrivò a un record che non avrebbe più rivisto fino al 2007.

Tre giorni dopo, anche il Nasdaq, l’indice telematico della Borsa newyorkese, fortemente esposto ai tecnologici, raggiunse il massimo storico. Quei picchi segnarono la fine della corsa che si era consumata tra l’agosto del 1995 e il marzo del 2000. Il risultato fu che entro l’ottobre del 2002 (complice anche l’attentato alle torri gemelle del 2001) più dell’80% del valore del Nasdaq si era vaporizzato, e quello dell’S&P 500 s’era sostanzialmente dimezzato. 

Non c’è dubbio che l’Intelligenza artificiale abbia  suscitato un entusiasmo analogo a quello osservato nei primi anni Duemila. Il rally borsistico dal minimo del 12 ottobre 2022 ha portato l’S&P 500 a sfiorare i 6.700 punti sul finire di settembre 2025, con un rialzo di oltre l’87%, al netto di qualche fisiologica correzione.  

Ci sono però differenze sostanziali tra i due fenomeni. Infatti 25 anni fa c’era molto clamore attorno a Internet che si è materializzato ben prima che qualcuno avesse un modello di business per fare soldi sul web. Il risveglio dal sogno dei soldi facili senza sforzo fu brusco. Oggi il discorso è diverso. L’euforia che si muove attorno all’intelligenza artificiale si concentra su un ristretto gruppo di aziende che sono già tra le più redditizie al mondo. Ossia colossi come Alphabet (Google), Amazon, Apple, Meta, Microsoft e Nvidia. 

C’è poi tutto il tema delle valutazioni azionarie. E sotto questo profilo non c’è paragone: nel 1999 il Nasdaq vide il suo rapporto Price earning arrivare a quota 90 mentre oggi è sostenibile, intorno a 27. E dunque le singole aziende hanno valutazioni generalmente più basse rispetto a quelle di un quarto di secolo fa, a fronte di aspettative di crescita degli utili decisamente migliori, come sottolineato dagli esperti di JP Morgan

Il problema, 25 anni fa, dipese sopratutto dal fatto che Internet era una tecnologia tragicamente immatura e le reti di tlc non erano pronte. L’adozione è stata dunque graduale ma Inesorabile. Lo stesso errore potrebbe essere ripetuto con l’intelligenza artificiale perché anche in questo caso non tutte le società saranno vincenti ma l’atterraggio nel mondo reale sarà certamente più soft. Sul fronte dell’investimento in Borsa il consiglio degli esperti è quello di realizzare un piano di investimenti che prevede un’adeguata diversificazione. Per evitare risvegli “bruschi”.

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