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Tesla stringe la mano a LG: batterie LFP americane per aggirare i dazi e battere la concorrenza cinese

Il 2025 non è certo l’anno più facile per Tesla. Le vendite sono in calo, i margini si assottigliano, la concorrenza si fa sempre più agguerrita. Eppure, Elon Musk continua a giocare d’anticipo. Mentre molti si concentrano esclusivamente sul rallentamento del mercato delle auto elettriche, Tesla muove un’altra pedina del suo scacchiere industriale: l’energia.

L’agenzia Reuters ha infatti rivelato un’importante operazione: Tesla e LG Energy Solution hanno firmato un accordo da 4,3 miliardi di dollari per la fornitura di batterie LFP (litio-ferro-fosfato) da destinare allo stoccaggio energetico. Le celle saranno prodotte nello stabilimento LG di Holland, Michigan, e la fornitura inizierà il 1° agosto 2027, con una durata triennale estendibile fino a sette anni.

Una mossa che, per Tesla, significa molto più di un semplice approvvigionamento industriale. Le batterie alimenteranno i Megapack, quei grandi contenitori di energia che Tesla installa per centrali solari, impianti industriali o reti elettriche che vogliono diventare più autonome e stabili. LG, dal canto suo, ha iniziato proprio quest’anno a produrre celle LFP nel suo sito statunitense.

Un passaggio molto importante: per anni, questa tecnologia era rimasta quasi esclusivamente nelle mani dei produttori cinesi. Oggi, invece, si sta ritagliando un ruolo centrale anche in Occidente. E anche la scelta delle batterie LFP non è casuale. Rispetto ad altre chimiche più diffuse, come le NMC, le LFP sono meno dense in termini di energia, e hanno anche tre vantaggi importanti: costano meno, durano di più e sono molto più stabili. Non sono ideali per chi vuole alte prestazioni in un’auto sportiva, ma sono perfette per un impianto che deve immagazzinare energia solare e restituirla alla rete in modo affidabile, tutti i giorni, per anni.

A rendere questa mossa ancora più interessante è il contesto in cui si inserisce. Tesla, finora, ha fatto affidamento quasi totale sulla Cina per le batterie LFP. Ma con l’aumento dei dazi sulle importazioni e un clima geopolitico che si fa sempre più teso, Musk ha deciso di cambiare rotta. Produrre localmente, negli Stati Uniti, significa evitare barriere commerciali, accedere agli incentivi federali per la produzione pulita e, soprattutto, ridurre il rischio di interruzioni nella catena di approvvigionamento. Un’operazione che guarda al lungo termine, e che rafforza anche l’economia industriale americana. Il momento è quello giusto. 

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