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Nato all’Aia: la sicurezza collettiva al centro della nuova strategia difensiva

La conferenza NATO ha riproposto ancora una volta la centralità del tema legato alla sicurezza. Dall’incontro di fine giugno all’Aia, infatti, è emersa l’urgenza di rafforzare la difesa collettiva e ripensare i nostri strumenti strategici. Non è un caso che i 32 stati membri abbiano concordato di portare la spesa difensiva complessiva al 5 % del PIL entro il 2035, con il 3,5 % dedicato a forze armate e armamenti e l’1,5 % a cyber‑difesa, infrastrutture militari e resilienza. Questo obiettivo rappresenta un cambio di passo significativo rispetto al precedente tetto minimo del 2 %, ed è stato accolto come una risposta concreta alla crescente insicurezza globale.

Alla base di questa decisione c’è la consapevolezza che viviamo una fase in cui il vecchio ordine mondiale basato sul libero scambio, cooperazione multilaterale e rispetto delle leggi internazionali è scosso da guerre ibride, conflitti e tensioni commerciali, causando instabilità. Il vertice ha rafforzato questo proposito anche di fronte alle sfide poste da Russia e Cina, riconoscendo che solo strumenti forti, visione strategica e capacità di cooperare nella competizione possono garantire una difesa efficace.

Sul tavolo c’è anche la spinta verso un’Europa più autonoma. L’idea è quella di costruire industrie integrate, interoperabilità concreta, catene difensive comuni e risposte coordinate a cyber‑minacce e operazioni ibride. In altre parole, trasformare l’impegno politico in capacità operative reali sul territorio. A questo si aggiunge la necessità di riscrivere la narrazione occidentale. Non si tratta solo di hardware militare, ma di difendere un modello aperto e pluralista: stato di diritto, libero mercato, trasparenza e pluralismo rimangono i pilastri identitari. È su questi valori che si contrappone il modello cinese, centrato su autoritarismo e controllo verticale.

Il dossier Cina è emerso in controluce: Pechino rafforza rapporti militari con Mosca, organizza esercitazioni congiunte e considera la presenza NATO nell’Indo‑Pacifico come segno di un ritorno della Guerra Fredda — un messaggio che sfida direttamente la nostra narrativa multilaterale. Per orientarsi in questo contesto è utile il paradigma della “coopetition”, proposto da Barry Nalebuff: crescere insieme (innovazione, sicurezza, sostenibilità) per aumentare la misura della torta ma competere su quale porzione della torta si ottiene. Applicato al contesto euro‑atlantico, significa cooperare nella definizione di standard globali su AI e data governance, sfidarsi nell’attrazione di talenti e capitali, e competere sui mercati senza rinunciare alla cooperazione industriale e difensiva.

La sfida più stringente resta trasformare questa prospettiva in realtà, gli impegni presi devono tradursi in investimenti concreti su cyber, tecnologia, ricerca, infrastrutture e soprattutto formazione. Non basta aumentare i numeri sulla carta, serve cambiare il modo in cui progettiamo e realizziamo la difesa europea. Proprio per questo è necessario il contributo di tutti, dalle istituzioni alle accademie, come stiamo cercando di fare con il nuovo corso di SPES Academy insieme ad AmCham Italy e il Centro Studi Americani.

La centralità del tema sicurezza, ribadita anche all’Aia, non è un tecnicismo, ma un segnale politico chiaro. Solo con strumenti forti, visione strategica e capacità di cooperare nella competizione possiamo affrontare le sfide del mondo nuovo. Occorre riconoscere che la competizione con la Cina non è solo militare, ma soprattutto un confronto di sistemi, modelli, narrazioni. Come ricordava John F. Kennedy “la partnership atlantica non è una semplice alleanza tra governi. È un’alleanza tra popoli — popoli liberi — uniti da ideali comuni e fiducia nel futuro.” Mantenere fede a questa visione significa non solo difendere territori, ma costruire un ordine globale capace di sostenere valori condivisi e progresso. Il summit all’Aia ha tracciato la rotta: ora sta a noi realizzarla.

*Direttore e Fondatore della SPES Academy.

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Questo articolo è stato pubblicato in origine su questo sito internet