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Iran-Israele, l’analisi dell’esperto di geopolitica Paniccia 

Trump ha deciso di non attaccare l’Iran. Si apre così il terzo fronte pieno di incognite dopo Ucraina e Gaza“, afferma ad Affaritaliani.it Arduino Paniccia, presidente della Scuola di guerra economica e competizione internazionale di Venezia (Asce), che spiega come siamo arrivati a questo punto.

“Ad una analisi più approfondita dei conflitti in corso appare in modo abbastanza chiaro che nel corso degli ultimi quasi tre anni e mezzo, si è temuto che l’attacco russo all’Ucraina, nel cuore dell’Europa si sarebbe – entro breve temp o- potuto ampliare coinvolgendo paesi limitrofi quali la Moldavia, i Baltici, la Romania concentrando in questo conflitto di area lo scontro evidente tra Nato e Occidente e Federazione Russa e suoi alleati”.

“Quasi due anni fa la sorpresa fu che un nuovo conflitto esplodeva non a Nord in Europa, come paventato, ma sempre ai confini europei ma fuori della Nato in un nevralgica area mediorientale a ridosso di paesi tormentati perfino da decenni da guerre, guerre civili, terrorismo regimi sanguinari”, sottolinea Paniccia.

Che prosegue: “Molti analisti e militari considerano la vicenda iraniana assolutamente collegata ad un letale regolamento decennale dei conti tra Israele, Iran e i suoi proxy. Ma da un più attento esame, soprattutto considerando l’entrata a gamba tesa dell’alleato senza il quale Israele non può attaccare e vincere ovvero Trump e gli Usa, l’analisi assume aspetti più profondi e diversi. Non è un’appendice delle azioni israeliane, siamo di fronte alla apertura del terzo conflitto combattuto sempre con gli Stati Uniti che sostengono già Ucraina e Israele ma che avviene in una nuova frontiera avanzata a ridosso però dei due alleati in Ucraina, Russia e Cina, Questi due in maniera più obliqua contro Israele e amici e sostenitori del regime iraniano, che ora si trovano ai loro confini un Iran sull’orlo della sconfitta e del golpe interno dei pasdaran”.

E chiaro che, pur a pezzi, i conflitti hanno alcune matrici comuni: la prima il sostegno e l’intervento attivo Usa da una parte e del duo Russia-Cina dall’altra. Quindi altro che multilateralismo, un vero e proprio braccio di ferro tra potenze nel più classico stile kissingeriano. I suoi eredi, i neocon, si sono trasformati in trumpiani, La logica dello scontro è aggiornata ma la sostanza resta la stessa: l’asse russo-asiatico ha cercato di sfondare nel punto ritenuto più fragile della Nato e dell’Europa con alle spalle Kalinigrad, ha poi perso la Siria mentre i conflitti con una forte direzione Usa sono ora nuovamente posizionati nella collocazione nevralgica per Russia e Cina rappresentata dall’Iran. Il fedele alleato che traballa e di cui per il momento nessuno conosce gli esiti che potrebbero essere sorprendenti”, conclude Paniccia.

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