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Guerra in Medio Oriente, colloquio tra Biden e emiro Qatar, focus sull’accordo di liberazione

I “negoziati” che dovrebbero portare a un accordo sul cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi a Gaza sono stati al centro di un colloquio telefonico tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani.

Secondo una nota della Casa Bianca, Biden ha ringraziato l’emiro per la sua leadership e ha elogiato il ruolo di mediazione avuto dal primo ministro di Doha, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, durante tutto il processo negoziale. Entrambi i leader hanno sottolineato la necessità di raggiungere un accordo per restituire gli ostaggi alle loro famiglie e portare immediato soccorso umanitario alla popolazione di Gaza.

La svolta è vicina: pronto l’accordo per il rilascio degli ostaggi 

Progressi significativi sono stati compiuti dopo mezzanotte a Doha nei colloqui sull’accordo per il rilascio degli ostaggi e una tregua a Gaza tra la squadra israeliana, l’inviato di Trump Steve Witkoff e il primo ministro del Qatar Muhammad al-Thani. Lo riferisce Ynet citando Reuters. “I dettagli dell’accordo sono stati concordati e ora si attende una risposta definitiva da parte di Hamas”, riferisce Channel 12. Il piano è simile allo schema pubblicato a maggio: accordo in tre fasi, che inizierebbe con la liberazione di circa 34 israeliani della ‘lista umanitaria’. Il capo del Comitato per i detenuti palestinesi Kadora Fares è in Qatar per presentare la lista dei detenuti di Hamas e della Jihad islamica da rilasciare. Israele ha richiesto una zona cuscinetto di circa un chilometro e mezzo lungo il confine di Gaza che rimarrà sotto il controllo israeliano. 

Guerra in Medio Oriente, la diretta 

In una nota pubblicata poco fa, Hamas comunica ai detenuti palestinesi che “sono vicini alla loro liberazione”. L’organizzazione terroristica di Gaza ha postato la stessa frase sul proprio canale Telegram, subito dopo la nota. Secondo i media israeliani, al-Thani ha incontrato i rappresentanti di Hamas, mentre Witkoff ha parlato con la delegazione israeliana per spingere le parti verso un accordo. La firma finale, secondo le fonti vivine al dossier, dipende ancora da Hamas: ‘La questione è se prenderà la decisione che trasformerà i negoziati in una decisione su un accordo definitivo. E’ nelle sue mani’.

E hanno aggiunto che è difficile dire se l’intesa è una questione di ore o di giorni. Al momento i problemi da superare riguardano la situazione nel nord della Striscia di Gaza, l’asse Filadelfia, l’esilio degli ergastolani per terrorismo se verranno liberati. 

“I dettagli dell’accordo per la liberazione degli ostaggi sono stati concordati e ora si attende una risposta definitiva da parte di Hamas”, riferisce Channel 12 sottolineando la drammaticità del momento e che per la prima volta l’intesa è interamente dettagliata. Il piano è sostanzialmente simile allo schema pubblicato a maggio: accordo in tre fasi, che inizierebbe con la liberazione di circa 34 israeliani della ‘lista umanitaria’.

Poi, il 16mo giorno del cessate il fuoco, le parti inizieranno a discutere la seconda fase, che prevederà il ritorno dei giovani e dei soldati. Nella terza fase le parti discuteranno del governo alternativo nella Striscia e della riabilitazione di Gaza. Al-Arabiya aggiunge che la prima fase durerà 42 giorni, durante la quale Israele si ritirerà da diverse aree dove i residenti palestinesi ritorneranno. Sarà aumentato il volume degli aiuti umanitari.

Il capo del Comitato per i detenuti palestinesi Kadora Fares è in Qatar per incontrare i negoziatori e presentare la lista dei detenuti di Hamas e della Jihad islamica da rilasciare nell’ambito dello scambio con gli ostaggi prigionieri a Gaza, secondo quanto ha riferito a Ynet una fonte dell’Autorità nazionale palestinese.

Fares in un’intervista di ieri ha affermato che nella prima fase dell’accordo verrebbero liberati 25 ostaggi in cambio del rilascio di 48 condannati per terrorismo già rilasciati nell’accordo Shalit nel 2011 e nuovamente arrestati, circa 200 condannati per terrorismo all’ergastolo, come così come circa 1.000 altri prigionieri, compresi minorenni, donne e malati detenuti.

Ha poi aggiunto che le stime indicano che il numero effettivo di detenuti palestinesi che saranno rilasciati sarà molto più alto – più di 3.000 – dopo che Israele ha insistito per includere altri rapiti israeliani nella lista – compresi i soldati feriti. Per quei rapiti che non rientrano nella categoria “umanitaria”, probabilmente verranno rilasciati ancora più prigionieri condannati all’ergastolo.

Il Times of Israel, citando media del Qatar, riferisce che Israele ha presentato un piano ai mediatori di Doha che descrive in dettaglio la presenza israeliana nella Striscia di Gaza durante e dopo le varie fasi di un potenziale accordo di cessate il fuoco con gli ostaggi.

Secondo il quotidiano, Israele ha richiesto una zona cuscinetto di circa un chilometro e mezzo lungo il confine di Gaza che rimarrà sotto il controllo israeliano. In precedenza, un’area di 300 metri era stata considerata come zona cuscinetto: sebbene non vi fosse alcuna presenza delle Idf, c’era un accordo secondo cui le truppe avrebbero sparato a coloro che fossero entrati in quel territorio.

Secondo Al-Quds Al-Arabi, un accordo è stato raggiunto sulle varie aree da cui l’Idf si ritirerà nella prima e nella seconda fase dell’intesa, osservando che il cauto ottimismo degli Stati Uniti deriva dal fatto che l’attuale formulazione vedrebbe tutti gli ostaggi e i prigionieri palestinesi rilasciati nelle prime due fasi.

Gli argomenti ancora in discussione includono invece il numero di prigionieri palestinesi da rilasciare e dove saranno rilasciati coloro che stanno scontando pene dure. Israele ha affermato di aver bisogno di sapere quanti degli ostaggi sono vivi prima di accettare una cifra. Tuttavia, stando ai media, sono stati raggiunti accordi sulla gestione degli aiuti umanitari all’interno della Striscia. 

Secondo fonti di Haaretz, Israele sta ancora ponendo il veto al rilascio di dieci detenuti ‘pesanti’, tra cui Marwan Barghouti, capo del braccio armato di Fatah, e Ahmad Saadat, capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che ha progettato l’assassinio del ministro israeliano Rehavam Ze’evi nel 2001, insieme ad altri alti membri militari di Hamas e della Jihad islamica.

Per evitare una crisi nei negoziati, le parti hanno concordato che il rilascio dei detenuti sarà discusso dopo il completamento della prima fase dell’accordo. Fonti palestinesi in Qatar hanno riferito che i colloqui di lunedì notte si sono concentrati, tra l’altro, sui dettagli del ridispiegamento dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Secondo le fonti, gli Stati Uniti stanno facendo pressione su entrambe le parti per raggiungere un accordo e si sono impegnati a garantire l’attuazione di tutte le fasi dell’accordo. 

 

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