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La lettura dietro le quinte delle parole di Deborah Bergamini, vicecapogruppo ultra-moderata di Forza Italia alla Camera, dopo la sconfitta del Centrodestra alle elezioni regionali

“I toni trumpiani portano fuori strada”. E soprattutto: “I fratelli Berlusconi insistono per una Forza Italia di sfida, è quello il nostro futuro”. Le parole di Deborah Bergamini, vicecapogruppo ultra-moderata degli azzurri alla Camera, sono una sorta di cartina di tornasole di come i figli del Cavaliere, che già incidono fortemente non solo e non tanto su Forza Italia ma anche sul governo, saranno ancora più determinati nei prossimi mesi dopo la batosta in Emilia Romagna e soprattutto dopo la pesante sconfitta (inattesa) in Umbria.

A tessere le fila dietro le quinte a Roma è sempre Gianni Letta, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Silvio Berlusconi che conosce alla perfezione tutte le logiche del potere e del Palazzo. È lui, in piena sintonia con Marina e Piersilvio, che interviene ad esempio per ricucire con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando scattano frizioni eccessive e pericolose tra esecutivo e Quirinale.

Ma il punto è che con Forza Italia, che si conferma sopra la Lega e secondo partito della coalizione di Centrodestra, con dietro figli di Silvio e Letta senior, grazie al volto europeista e moderato di Antonio Tajani (ex presidente del Parlamento europeo), cercherà di incidere ancora di più di quanto fatto finora sull’azione del governo. Il più grande risultato ottenuto lo si è visto sulla Legge di Bilancio, nessuna tassa sugli extra-profitti della banche (Mediolanum è in parte dei Berlusconi) ma soltanto un anticipo allo Stato che magari verrà pure restituito con gli interessi.

L’altra battaglia sulla manovra è quella per il taglio delle tasse al ceto medio, che quasi certamente si farà con la riapertura del concordato fiscale fino al 12 dicembre. Il tutto insieme a un piccolo ulteriore aumento delle pensioni minime, storica battaglia berlusconiana. Niente invece per le partite Iva come voleva la Lega.

Ma è sul fronte internazionale che si vede l’impronta dei figli del Cav. Buonissimi rapporti con la nuova Amministrazione Usa, grazie soprattutto ad Elon Musk, ma nessun appiattimento su Donald Trump. Nessun tifo da stadio per il presidente eletto Usa modello Salvini. E infatti Tajani è molto cauto e parla di amicizia storica con gli Stati Uniti chiunque sia il presidente e Giorgia Meloni, pur contenta della vittoria repubblicana, procede con cautela. Anche e soprattutto per la guerra in Ucraina. L’Italia resta contraria all’uso dello nostre armi date a Kiev per attaccare in territorio russo, ma come ribadisce la premier ogni giorno rimane la piena sintonia con quasi tutti i Paesi UE nel “sostegno all’Ucraina finché sarà necessario”. E non a caso la leader di Fratelli d’Italia, malgrado il mal di pancia del Carroccio, ha già detto che l’Italia invierà armi a Zelensky anche nel 2025.

Poi c’è ovviamente la partita Raffaele Fitto. E anche qui il ruolo di Gianni Letta all’interno dei Popolari europei è stato determinante per blindare il bravo e competente ministro meloniano. Il Ppe difende Fitto, dimostra ai Socialisti europeo che se vuole è maggioranza con le destre all’EuroCamera, come è successo sul provvedimento sulla deforestazione, ma cerca comunque un’intesa per salvare sia Ursula von der Leyen sia il pacchetto di vice-presidenze della Commissione, ma anche la maggioranza con Socialisti & Denocrarici, liberali macroniani e Verdi.

Forza Italia ancorata fortemente al Ppe vuol dire difendere un’Unione non trumpiana, non di destra ma di centro. Tutto ciò ovviamente piace a Marina e Piersilvio che hanno interessi importanti nel Vecchio Continente, soprattutto in Germania, e non vogliono certo un governo alla Orbàn. Ecco dunque che dopo l’esito delle Regionali l’asse della maggioranza si sposta al centro. Meno Trump, più peso a Forza Italia che spinge anche Meloni a essere più moderata.

Fermo restando che sul fronte della contrapposizione con le toghe la premier ha tutto il sostegno dei Berlusconi (e qui i punti di frizioni con il Colle sono difficilmente smussabili) perché come ha detto anche Marina “certi giudici fanno politica“. D’altronde, la battaglia di Silvio contro le “toghe rosse” la conosciamo tutti e infatti Forza Italia spinge per accelerare sulla riforma istituzionale del sistema giudiziario e in particolare sul sorteggio per il CSM eliminando per sempre le correnti nella Magistratura.

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