Rinnovo Patente? Facile ed Economico
Prima vera frattura tra Italia e Usa da quando il tycoon è presidente
Il politologo Gianfranco Pasquino lo ha detto molte volte ad Affaritaliani: Donald Trump pensa solo agli affari suoi e quelli dei suoi sostenitori. Ed è la chiave di lettura perfetta per spiegare l’inattesa presa di posizione dell’amministrazione americana, per bocca di Matthew Whitaker, ambasciatore statunitense presso la Nato., sul no all”accounting creativo” per raggiungere l’obiettivo della spesa militare al 5% del PIL nazionale.
E nel mirino è finita anche l’Italia che voleva inserire in questo computo i circa 15 miliardi di euro per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Un colpo duro sia per la premier Giorgia Meloni che per Matteo Salvini, che ha fortemente voluto che il progetto del Ponte andasse avanti.
Che farà ora il governo? Il progetto del Ponte è partito e approvato definitivamente, non si può fermare. Ma così di fatto si crea una sorta di “buco” pluriennale sul bilancio dello Stato che rischia di avere ripercussioni su servizi come welfare, sanità, scuola, trasporti, sicurezza e mette a rischio anche il taglio delle tasse per il ceto medio in Legge di Bilancio come anticipato dalla presidente del Consiglio al Meeting di Rimini.
Questa mattina il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, ovvero Salvini, ha spiegato che “il Ponte sullo Stretto è già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla Difesa. Al momento, l’eventuale utilizzo di risorse Nato non è all’ordine del giorno e, soprattutto, non è una necessità irrinunciabile. L’opera non è in discussione”.
Ma chi conosce bene Trump, anche a destra, sa e ammette che al tycoon dei buoni rapporti personali, delle pacche sulle spalle e dei like sui social interessa ben poco. Anzi, zero. Business is business, la Nato e quindi l’Italia hanno preso un impegno a crescere al 5% della spesa militare del PIL acquistando armi made in Usa anche come parte dell’accordo sui dazi al 15%. E i patti vanno rispettati.
Gli Usa non vogliono ma pretendono che anche il nostro Paese si adegui agli impegni assunti. Anche perché l’industria degli armamenti è fondamentale per Trump in quanto sua prima finanziatrice delle campagne elettorali. E il voto di medio termine, decisivo per gli equilibri del Congresso e per la libertà di Trump di continuare ad agire con mani libere, si avvicina.
Ha davvero ragione l’analista Pasquino – ragionano in tanti nella maggioranza e nell’opposizione – Trump non ha amici. È un affarista. Ora abbiamo le prove definitive (dopo i dazi), anche contro l’Italia il (presunto) Paese ponte tra Bruxelles e Washington. Un Ponte (quello sullo Stretto) che in America non vogliono far passare come spesa militare. Ecco perché quella frase “accounting creativo“. Prima vera frattura tra Italia e Usa da quando il tycoon è presidente.
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