Rinnovo Patente? Facile ed Economico

Golden Power a ogni costo. Dopo aver bloccato sul nascere il tentativo di scalata di Unicredit su BancoBpm, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si ripete e stoppa con un altolà molto politico e poco “mercatista” qualsiasi velleità di fusione tra il banco e Crédit Agricole.
Con buona pace di Giuseppe Castagna che è passato rapidamente dall’euforia per il tentativo di unire le attività con i francesi alla consapevolezza che la strada per lui è una sola: fondere il suo istituto di credito con Mps-Mediobanca creando un terzo polo robusto con un valore di mercato (a oggi) di 54 miliardi di euro.
D’altronde, i segnali c’erano tutti: la sponda tra l’impero di Francesco Gaetano Caltagirone, la holding Delfin della famiglia Del Vecchio; la ferma volontà (per qualcuno perfino un po’ troppo “spinta”) con cui si è arrivati a definire l’acquisizione di Mediobanca da parte di Mps e con cui si è ceduto l’ultimo blocco di azioni del Monte; la ferrea volontà di stoppare Andrea Orcel e la sua Unicredit nel tentativo di prendersi BancoBpm.
Sono, insomma, tutte dimostrazioni che il governo vuole un terzo polo forte, italiano, che possa rappresentare le Pmi. E che abbia anche le mani su Generali, stoppando sul nascere l’operazione – invero assai male orchestrata – con Natixis per cui si sarebbe creato un gigante da 1.200 miliardi di masse gestite.
Niente da fare, Giorgetti abbandona il libero mercato per sposare il sovranismo economico e tutelare sopra ogni cosa l’esigenza di avere un terzo polo cui poter eventualmente chiedere una mano, quando ce ne sarà bisogno, nelle partite che contano. Una banca sistemica, come fu per certi versi l’Intesa Sanpaolo di Corrado Passera – che entrò in molte partite, da Rcs a Telecom fino ad Alitalia – che possa però rispondere “presente” ogni qualvolta ce ne sia bisogno. Di fatto segnando una differenza sostanziale nei rapporti che si hanno invece con Intesa e soprattutto Unicredit, che rispondono principalmente agli azionisti.
Insomma, nessuno stupore, ma forse un po’ di irritazione per Castagna ci sarà per forza. Perché il banchiere aveva già sognato di coronare la sua carriera – da urlo – con un colpo da maestro, mettendosi al timone di una grande banca internazionale. Non sarà così. E per lui, una volta che il terzo polo sarà andato in porto, si apriranno scenari vari: resterà a capo del grande agglomerato? O dovrà cedere il passo a Luigi Lovaglio, in scadenza l’anno prossimo ma grande timoniere dell’operazione che ha permesso a Monte dei Paschi di Siena di raggiungere oltre l’86% delle azioni di Mediobanca.
Ultima riflessione riguarda proprio il Ceo che dovrà essere scelto per Piazzetta Cuccia. Su questo giornale avevamo già scritto che stavano salendo le quotazioni di Francesco Saverio Vinci, direttore generale e membro dimissionario del board che però – dopo un’iniziale bocciatura dell’operazione – aveva cambiato rapidamente idea e in una comunicazione ai dipendenti di un paio di settimane fa l’aveva sostanzialmente benedetta. Quindi il casting prosegue in attesa anche di capire se ci sarà (come pare sempre più probabile) il delisting.
Rinnovo Patente? Facile ed Economico
Questo articolo è stato pubblicato in origine su questo sito internet