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Da gennaio 2026 niente più gas russo: l’Ue mette il divieto sui nuovi contratti

La Commissione europea accelera sullo stop al gas russo e lancia la sua stretta in tre fasi per porre fine alle importazioni entro la fine del 2027: dal primo gennaio 2026 sarà vietato firmare nuovi contratti, gli accordi a breve termine già in corso dovranno terminare entro il 17 giugno 2026, mentre quelli a lungo termine entro il 31 dicembre 2027. E’ prevista inoltre una deroga per i Paesi senza accesso al mare – come Ungheria e Slovacchia – che potranno continuare a importare gas russo fino a fine 2027.

La proposta segue la tabella di marcia pubblicata a inizio maggio per tagliare la dipendenza energetica da Mosca – in linea con il piano RePowerEu – e si concentra su gas, gnl e petrolio, mentre un intervento sul nucleare russo è previsto in una fase successiva. Stando ai dati della Commissione guidata da Ursula von der Leyen, nel 2024 le importazioni di gas russo sono tornate a salire, raggiungendo i 54 miliardi di metri cubi (32 tramite gasdotto e 20 in gnl), per poi calare a circa 35 miliardi, pari al 12% del totale Ue.

Un terzo degli accordi attivi con la Russia ha una durata inferiore a 12 mesi – configurandosi quindi come contratti a breve termine -, mentre i restanti due terzi sono di lungo periodo. Per vigilare sul rispetto del divieto, Bruxelles propone nuovi obblighi di trasparenza: le aziende dovranno comunicare alle autorità nazionali e Ue dettagli sui contratti, volumi, fornitori e Paesi d’origine del gas. In caso di rischi per l’approvvigionamento europeo, la Commissione potrà autorizzare deroghe temporanee al divieto di importazione di gas naturale o gnl.

L’obiettivo del 2027 riguarda anche il petrolio russo, da cui Ungheria e Slovacchia dipendono ancora per l’80% delle forniture. Per aggirare i veti di Budapest e Bratislava, Bruxelles ha scelto di fondare la sua iniziativa sul diritto commerciale Ue, che consente l’adozione delle misure a maggioranza qualificata ed evitare così il vincolo dell’unanimità. La proposta dovrà ora passare al vaglio di Stati membri ed Europarlamento.

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